ARCHIVIO GITE 2015: Testa del Rutor 3486m

18-19 luglio 2015 Dal ghiacrutorio del Rutor, uno dei più vasti della Valle d’Aosta. Fine settimana alpinistico in Valle d’Aosta (Valle de la Thuile); quota di partenza 1650 m, dislivello 1900 m. Sabato mattina siamo partiti da Torino in 6; con gli altri 4 appuntamento al Lac du Glacier. Totale partecipanti: 7 donne e 3 uomini. Dal parcheggio di La Joux, seguiamo le paline indicatrici per il Rifugio Deffeyes, segnavia 2. Attraversato quasi subito un ponte in legno, si prende a salire nel bosco, raggiungendo la prima cascata e in successione la seconda e la terza (le famose cascate del Rutor). Si arriva così nella splendida conca dell’Alpe Glacier, con il lago omonimo, dove ci siamo ricongiunti con il resto del gruppo. Dopo un lauto pranzo ripartiamo. Il sentiero risale ora il pendio di erba e pietre fino a un colletto. Raggiuntolo, si scende qualche metro in direzione del Rutor e in pochi minuti appare il Rifugio Deffeyes, in splendida posizione sul lago del Rutor e di fronte al grande ghiacrutorio. Si vede anche in lontananza la nostra meta di domani: quanto è distante! Arrivati al Rifugio Deffeyes in mezzo a tanta gente, ci siamo subito rifocillati con un bicchiere di birra… fresca e con la nostra bandiera Geat. Nel pomeriggio tutti a far prove con imbrago, corda e imparare i nodi. Dopo un po’ arriva un gruppo numerosissimo che ci ha fatto rimandare la cena alle h. 20. Pensiamo allora: ‹‹Domani non siamo soli sul ghiacrutorio…!›› Alla sera a nanna presto, max alle h. 22! Il gestore ci dice che saremo l’unico gruppo a salire il Rutor. Nonostante l’altitudine del rifugio (2494 m.) faceva caldo nel sacco lenzuolo, in camera con finestra aperta!

Domenica elogio della levatacrutor: sveglia alle 3,30, abbondante colazione alle 4, partenza alle 4,30: pile frontali accese, iniziamo la salita. Ad un certo punto, decidiamo di andare su in 8, in due cordate da quattro. Calzati ramponi e imbrago e legati a dovere, piccozza in mano affrontiamo subito l’inizio del ghiacrutorio sul ripido e duro, per poi incontrare la parte più nevosa e pianeggiante nella parte alta, con quasi niente crepacci, su un percorso non tracrutorto ma con la vetta comunque sempre in vista. È molto lunga la salita sul ghiacrutorio, un sali e scendi su quella neve molto increspata e che rende la progressione molto faticosa. L’ultimo pendio ripido ci porta al colle del Rutor, con vista sulla cima ormai non lontana. E poi le pupille degli occhi brillano di gioia: siamo sempre più vicini! Ad un certo punto lasrutormo il ghiacrutorio, stacchiamo solo i ramponi per percorrere l’ultimo tratto di cresta pietrosa. In cima ci accoglie la Madonna: “È fatta”!!! Che goduria… Foto di gruppo, un sorso d’acqua, qualche snack tra i denti e giù a riprendere i ramponi per il ritorno. Una discesa con tanto caldo (la neve diventata più molle ci ha reso il percorso più faticoso). Saltellando qualche piccolo crepaccio, finalmente arriviamo al fondo di questo lunghissimo ghiacrutorio; spogliati di ramponi, etc. lo zaino è più pesante e nella discesa troviamo sfasciume … (indimenticabile!) e la discesa diventa eterna! Tra noi una coppia di giovani (lui cugino di Silvia) appena iscritti al CAI GEAT: il loro primo 3000 ed il primo ghiacrutorio! Per me (dopo la delusione di anni fa alla Gran Sassière, interrotta in vista del ghiacrutorio per motivi climatici, giusto il tempo di una foto ricordo), il Rutor è stata una mia prima bellissima esperienza, la discesa … indimenticabile! Ritenuta una salita alpinisticamente facile, con solo un po’ di attenzione da porre ai crepacci, bisogna considerare che è mooolto lunga… Ringrazio tutti i partecipanti per la loro bella compagnia e soprattutto i capigita (mio marito Antonio e Gianfranco). Buone vacanze a tutti i lettori!

Maria Teresa Morinello

GALLERY

© Foto di Antonio Carretta

 

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