ARCHIVIO GITE 2022: Ludwigshohe 4342 m e Balmenhorn 4167 m

2-3 luglio 2022

L’inseguimento a questa cima del gruppo del Monte Rosa è iniziato nel 2016 con una gita sociale che si è interrotta soli 200 m dalla vetta per una bufera di neve. Riproposta nel 2020, fu annullata per il Covid e lo stesso avvenne nel 2021. Finalmente ora sono riuscito a concretizzarla e con l’aiuto di Maurizio e Davide l’abbiamo portata a casa, anche grazie a 2 giorni di tempo splendido.

Alle 10 di sabato ci troviamo in 12 a sorseggiare un caffè presso la biglietteria di Stafal, poi con due tratti di funivia arriviamo al Passo dei Salati, dove ci fermiamo per un po’.
Il cielo è azzurro e fa abbastanza caldo, mangiamo qualcosa, riprendiamo la funivia che ci porta ai 3275 di Punta Indren. Scesi ci troviamo davanti un paesaggio desolante: praticamente quello che rimane del ghiacciaio di Indren è un nevaio di neve molle e acquitrinoso; sulla destra possiamo notare che il ghiacciaio che porta a Punta Giordani è in uno stato pietoso, nero e crepacciato, segno dei cambiamenti climatici in corso. Saliamo direttamente verso il ghiacciaio superiore per una parete rocciosa attrezzata con “canaponi”, che ci conduce nella parte alta in vista dei rifugi Città di Mantova, più in basso a sinistra, e dello storico Rifugio Gnifetti, a cui invece puntiamo. Lo raggiungiamo con un traverso sul nevaio terminale del ghiacciaio, dove la traccia è diventata ormai un torrentino. Per accedere al rifugio bisogna scalare una paretina attrezzata, tipo una via ferrata.
Nel 1988 quando salii il mio primo 4000 (la Capanna Margherita), ricordo che arrivai alla scalinata del rifugio direttamente dal ghiacciaio. Il Rifugio Gnifetti, interamente costruito in legno, ha avuto origine da una capanna costruita nel 1876, ampliata nel 1907 ed arrivata fino a noi mantenendo la struttura in legno. Espletate le formalità, ci sistemiamo in due stanze da sei e passiamo il pomeriggio a fare esercitazione sui nodi e manovre di cordata. Dopo una buona cena alle 22 tutti a letto. Quelli che son riusciti a dormire russavano, beati loro.

Tutti in piedi alle 4 per essere a colazione alle 4,30, fuori con le frontali per calzare i ramponi e legarsi in 3 cordate da 4, riusciamo ad uscire verso le 5,30 che ormai è chiaro. Si vede nella parte alta del ghiacciaio la successione delle cordate, che processione!
I crepacci non mancano, ma, seguendo perfettamente la pista, si attraversano con cautela senza particolari problemi. Salendo passiamo in rassegna la Piramide Vincent che abbiamo salito in sociale nel 2019, poi il Cristo delle Vette, più in alto il Corno Nero.
Siamo già ormai in vista della nostra meta, che raggiungiamo dal Colle del Lys con ampia svolta a destra. La traccia è la stessa che poi ad un bivio conduce anche alla punta Parrot, invece il nostro itinerario svolta ancora a destra. In continua salita contorniamo la vetta della Ludwigshohe fino a portarci sul versante sud-est, dove c’è una traccia che si presenta ben ghiacciata, per fortuna già scalinata da chi è salito prima di noi. Con cautela percorriamo gli ultimi metri e finalmente siamo in vetta, molto piccola e non ci permette di fare la foto insieme. Con cautela torniamo indietro in direzione della seconda meta della gita, il Balmenhorn. Ci portiamo alla base di questo sperone roccioso emergente dal ghiacciaio. Per salirne la sommità bisogna arrampicare con l’aiuto di una corda e scalini in ferro. In vetta campeggiano la bella statua del Cristo delle Vette, costruita nel 1955 dal tornese Alfredo Bai, poi condotta in loco in 11 pezzi dagli Alpini di Aosta, e il bivacco Giordano. La discesa continua fino al rifugio Città di Mantova. A questo punto ci vuole una bella birra per festeggiare il successo della gita.
La discesa verso la funivia avviene con itinerario diverso da quello di salita. Tre tratte di funivia ci riportano a Stafal.
Ringrazio tutti i partecipanti, alla prossima.

Testo e foto Antonio Carretta

 

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