ARCHIVIO GITE 2021: Anello di Vezzolano
28 novembre 2021
La domenica mattina primo cielo terso e primo freddo che si fa sentire. Alle 8,30 puntuali siamo in 19 nella piazza di Cinzano.
L’appello dei partecipanti richiede anche il rilievo della temperatura, in ottemperanza alle disposizioni relative al Covid-19. Con apprensione, il termometro puntato al mio polso segna 28.2°C: sì, avete letto bene. Ho uno smarrimento (mica sarò in ipotermia?), ma prontamente Roberto, addetto al rilievo, mi tranquillizza dicendomi che è dovuto al freddo del mattino; stima l’effetto in 8°C e vengo registrato con temperatura di 36,2°C – ora mi sento tranquillo!
Già dalla piazza di Cinzano, situata su un poggio che domina dall’alto la campagna circostante, ammiriamo il circolo di montagne innevate dalle Marittime al Monviso alle nostre montagne della Val di Susa, fino al Monte Rosa e poi ancora verso la Lombardia. Ci avviamo in discesa fra i viottoli delle colline, dove i primi raggi del sole lentamente sciolgono la coltre bianca della brina. In due ore circa siamo all’Abbazia di Vezzolano o meglio alla Canonica regolare di Santa Maria di Vezzolano, sorta sul finire dell’XI secolo come canonica dell’ordine regolare di Sant’Agostino, dedicata alla Vergine Maria, al cui culto pare fossero particolarmente dedicate le canoniche riformate di S. Agostino. Si presenta all’improvviso tra il dolce degradare delle viti e cinta da prati e bosco. Il sole si sta alzando, il freddo cessa: possiamo togliere i guanti e pulire gli scarponi dall’abbondante fango. La facciata è parzialmente al sole ed è costituita da tre ordini di logge cieche, adornata da sculture poste in ordine gerarchico. Al centro si apre un’ampia bifora con la statua di Cristo benedicente tra gli arcangeli Raffaele e Michele. All’interno la navata centrale è scandita da tre campate, coperte da volte a crociera costolata. L’interno è arricchito da decorazioni scultoree policrome. L’altare ha un retable in terracotta policroma: la Vergine Maria fra Carlo VIII e Sant’Agostino. Il passaggio successivo nel chiostro mi sorprende per la bellezza e cromaticità (lascio alle fotografie la presentazione). Questa di Vezzolano è la tappa più importante e ci immerge nell’arte medioevale; la visita è molto interessante e ci dilunghiamo ad ammirare e a fotografare. La bella foto di gruppo davanti alla abbazia testimonia la soddisfazione.
La visita è durata più del previsto e ci dobbiamo affrettare per il pranzo a Berzano. Vi giungiamo attraverso un saliscendi di viottoli fra i boschi, i campi, sempre con il fango argilloso al quale ci siamo ormai abituati; in alcuni tratti ci salva il manto di foglie, ora di quercia, ora di castagno. I filari dei vigneti sono orami senza foglie e si stagliano magri nel cielo.
Al ristorante “Sette Colli”, dopo avere cercato di pulire al meglio gli scarponi, ci accomodiamo in tavolata. Ho subito notato che il vino sarà un buon barbera riconoscendolo dalla bella rossiccia frizzante orlatura nella caraffa. Un buon pranzo a prezzo onesto.
Per ritornare a Cinzano e chiudere l’escursione, ci sono tre chilometri, che percorriamo a tratti su strada ben in salita. Il castello di Cinzano si svela tra gli alberi all’inizio della sera. Al piazzale siamo tutti soddisfatti della bella gita. La rampa e la bianca facciata della Chiesa di Sant’Antonio Abate è ora illuminata dai lampioni laterali; all’opposto una luce risalta su uno storico ingresso.
Complimenti ai capigita per l’organizzazione.
Dopo aver scalato una grande collina, si realizza che vi sono molte più colline da scalare (Nelson Mandela)
Testo e foto Gianfranco Rapetta
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