ARCHIVIO GITE 2013: Dom de Mischabel 4545m
27-28 luglio 2013 Gitone memorabile! Quest’anno la nostra sottosezione ha deciso di mettere una sociale alpinistica di prestigio per festeggiare il 150esimo anniversario della fondazione del C.A.I. e la scelta è caduta su una delle cime più alte delle Alpi, il Dom des Mischabel.
Per chi non conosce questa montagna gli basti sapere che è la più alta cima interamente in Svizzera e che, a dispetto delle difficoltà tecniche relativamente modeste (è classificata PD secondo la scala internazionale), presenta un dislivello “mostruoso” di circa 3.200 metri dalla base di partenza alla cima.
Dopo essersi ritrovati a Torino alle 6 del mattino del sabato incominciamo il nostro week-end alpinistico dirigendoci verso la località di Randa nella valle di Zermatt. Durante il percorso abbiamo dei punti di incontro con altri partecipanti, in totale saremo 14! Arrivati a Randa consumiamo un frugale pasto e poi siamo pronti a partire verso l’ora di pranzo. Sotto un sole infuocato ci incamminiamo nel bosco subito fuori dal caratteristico paesino svizzero. Fa un caldo allucinante, sembra di essere in Cambogia nella giungla! Iniziamo a consumare i primi litri d’acqua che ci siamo portati dietro, ben sapendo quanto questo prezioso liquido costi nei rifugi svizzeri.
Man mano che saliamo la temperatura migliora e una piacevole arietta arriva a rinfrescarci, consentendoci di risalire tutto il lungo percorso del primo giorno (1.600 m di dislivello) senza grossi patemi. Il percorso è molto gradevole e panoramico, presentando un ottimo sentiero anche nella parte in cui presenta una ferrata nella bastionata rocciosa sotto il rifugio. Arriviamo alla spicciolata tra le 4 e le 5 e cominciamo a sistemarci nelle camere in attesa della cena, prevista per le 18.30.
Il rifugio è stato ristrutturato da poco ed è veramente un gioiellino; il panorama che si può godere da lassù poi è di prim’ordine sui principali 4.000 della Valle di Zermatt. La cena si dimostra ottima e abbondante e ci permette di ricaricarci dalle fatiche della giornata di avvicinamento in previsione del tour de force del giorno dopo. Andiamo a dormire poco prima delle 9 e nella nostra camera attendiamo silenziosamente (anche se qualche russatore c’è sempre!) l’ora della sveglia, prevista per le 2.30.
Quando finalmente arriva l’ora di partire siamo in pochi a svegliarci subito, l’orario antelucano e lo sforzo del giorno prima si fanno sentire…..piano piano però tutti si alzano e cominciano a prepararsi. Alle 3 circa siamo già tutti sotto a fare colazione, qualcuno va fuori a vedere il meteo……non fa freddo e il cielo è velato, si spera nelle previsioni che danno un miglioramento per le prime ore della mattinata.
Terminata la colazione e i preparativi siamo tutti pronti a partire e ci incamminiamo lungo la morena del Festigletscher per raggiungere il punto dove “attaccare” il ghiacciaio. Siamo in parecchi dal rifugio a incamminarci in direzione del Dom, un’autentica fila di luci nel buio della notte. Raggiunto il ghiacciaio ci ramponiamo e ci leghiamo in cordata. Pian piano ci sgraniamo, mischiandoci alle cordate di svizzeri.
L’avvicinamento al Festijoch che costituisce la metà della salita in quanto a dislivello è “bagnato” da una bella grandinata……tutti noi, nella nostra testa, pensiamo “qui si mette male!” E invece, arrivati in corrispondenza del colle smette e il cielo si rischiara, facendoci nuovamente sperare per la cima. Saliamo la paretina che oppone passaggi di I e II grado senza problemi e in men che non si dica, dopo essersi ricompattati, siamo sul ghiacciaio superiore, l’Hobarggletscher. Qui lo spettacolo è impressionante, il versante settentrionale del Dom presenta una vera e propria cascata di seracchi a picco sul fiume di ghiaccio che scende verso valle. Scattata una doverosa serie di foto le varie cordate scendono i pochi metri di dislivello che portano sul ghiacciaio.
Di qui, con un ampio semicerchio verso est per aggirare la seraccata, superiamo abbondantemente la fatidica quota di 4.000 m, ritornando praticamente sulla verticale del colle. Le cordate ormai si sono nuovamente sgranate ma tutte si apprestano a salire le faticosissime e noiosissime rampe finali.
La cima è avvolta dalle nebbie che ben presto avvolgono tutto il pendio, oltre a questo forti raffiche di vento ci costringono talvolta a fermarci tanto sono violente; ogni tanto si sentono le voci di alcuni di noi provenire dal nulla….. Nonostante il peggioramento meteo (previsto ma nel pomeriggio, dunque in anticipo) decidiamo di proseguire, giudicando che sussistano ancora le condizioni di sicurezza e pian piano, anche se con grande fatica a causa della quota, raggiungiamo la vetta (in 12 su 14 partecipanti!). Giusto il tempo di fare qualche foto e di toccare la croce e poi giù…..tanto non si vede niente ed è pure previsto che peggiori!
Scendiamo rapidamente lungo gli ampi pendii e in poco tempo siamo fuori dalla nuvolaglia che circonda la cima della montagna. Il tempo 200 metri sotto la cima è migliore ma il forte vento è sempre presente e non ci consente di fermarci. Fa molto freddo ma riusciamo comunque a ritornare al colle dove ci riuniamo con gli altri compagni di salita e prepariamo le calate in doppia (due) che ci ridepositano sul Festigletscher.
Il tempo, anche se non propriamente bello, si sta mantenendo e ci incamminiamo, nuovamente legati in cordata, lungo l’eterno e crepacciatissimo ghiacciaio. Giungeremo al rifugio che sarà ormai pomeriggio inoltrato e, dopo un po’ di meritato riposo, cominciamo a scendere in piccoli gruppetti, così da potersi riunire durante la lunga discesa alla macchina.
La discesa, prima per la morena, poi per la ferrata e infine per il bosco, si dimostrerà eterna e arriveremo alla macchina solamente per le 9 abbondanti. Ci cambiamo e una volta pagato il posteggio sotterraneo di Randa iniziamo il lungo rientro in macchina. Siamo in 5 per macchina stracarichi e stanchi ma nonostante i lavori in corso sulla statale del Sempione riusciamo ben presto a rientrare in Italia e, dopo una doverosa pausa per mangiare e bere qualcosa all’autogrill di Borgomanero, arriviamo a notte fonda a Torino. Sono le 2.30 e ci salutiamo velocemente…..abbiamo tutti una gran fretta di tornare a casa e andare a dormire!
Solo nei giorni successivi, rivedendo le foto scattate e raccontandosi aneddoti della gita capiremo veramente quello che abbiamo fatto. Su 14 partecipanti ne sono saliti ben 12 in vetta, un grandissimo risultato! Tutti erano contentissimi dell’ambiente visitato. Al prossimo anno…..con nuovi grandi obiettivi!
Davide Forni
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