ARCHIVIO GITE 2015: Polluce

25-26 luglio 2015: Dal piazzale di Saint Jaques (1700 m) circa saliamo con le Jepp al Pian di Verra Superiore (2380 m). Ci attendono due giornate che riteniamo con tempo bello, ci sentiamo tutti in forma, pimpanti alla partenza sul bel sentiero a tratti ripido che ci porta al rifugio Ottorino Mezzalama – (nostro rifugio del CAI Torino) – breve sosta e ripartenza per il rifugio Guide d’ Ayas a mt. 3393 al bordo del ghiacciaio di Verra. Dal rifugio la vista scorre sul panorama bellissimo : alle vicine seraccate, con alcuni fragorosi distacchi di colonne di ghiaccio – attorno più in alto i profili dei Breithorn, della Roccia Nera, del Castore e all’orizzonte tante cime dal Monviso al Gran Paradiso al Monte Bianco. Il tempo è stupendo la giornata calda . Giungono in discesa sul ghiacciao diverse cordate anche in traversata da Zermatt tramite la funivia dal Piccolo Cervino. Ci raduniamo per verificare l’attrezzatura, prove generali di imbrago – ramponi – cordate e relativi nodi, giungono anche Davide e Mauro che domani faranno la salta alle Rocce Nere e dintorni. Approfittiamo della loro presenza per alcune lezioni di recupero da caduta nel crepaccio. Questi crepacci già ci hanno tormentato nella preparazione della gita (era circolata la voce che il ghiacciaio fosse molto crepacciato – si rivelerà infondata). Cena e presto a dormire per la sveglia alle 3,30. Silvia si fermerà al rifugio. Siamo pronti a partire alle 4,45. Tre cordate – 1° Antonio, Gianni, Annalisa . 2° Gianfranco, Valentina, Flavio. 3° Maurizio, Adriana, Roberto Il percorso sul ghiacciaio è ben segnato da una evidente traccia, neve rigelata, nessun problema sui crepacci ottimi ponti portanti. Dopo due ore sosta a circa 3.800 all’inizio del ripido canale verso la spalla rocciosa lato Sud; il tratto finale del canale è ghiacciato e richiede ferma attenzione. Siamo in tanti e ci sono delle pietre instabili in uscita. Il tratto che dobbiamo ancora salire per arrivare alla famosa cengia dove iniziano i canaponi non è segnalato e ricerchiamo la via, fra i massi con alcuni passaggi di I° e II° grado, seguendo gli evidenti graffi dei ramponi sulle rocce. Ai canaponi: “il passaggio chiave della salita” Il primo tratto attrezzato con un grosso canapone su una cengia rocciosa di pochi centimetri, per giungere su un secondo canapone dove vi è il punto più impegnativo, un breve diedro. Qui passa la cordata di Antonio e quella di Maurizio mentre io non riesco ad uscire dopo vari tentativi da questo tratto – prova e riprova, togli i guanti la corda mi sembra viscida, provo con un prusik – niente gli scarponi scivolano –ecco il mio errore essere salito con i koflach che hanno la suola dura e non aggrappano sulla roccia liscia. Chiedo aiuto alla cordata sopra ma troppo tardi. E’ un brutto momento. Torno alla base del primo tratto consapevole di aver fatto di tutto per salire ma anche amareggiato e deluso. Intensi sono i sentimenti che leggo negli occhi dei miei compagni di cordata. Flavio è di poche parole ma è mestamente assorto perché è la seconda volta che tenta la salita al Polluce; da sotto gli occhiali di Valentina sgorgano lacrime, mi commuovo anche io piango (occhi umidi.. mentre scrivo), Le montagne oggi sono in festa, immaginiamo molti alpinisti felici sulle vette; li abbiamo li davanti a noi sul profilo del vicino gemello il Castore. Poi discutiamo, Valentina mi sprona a ritentare a non rinunciare, Flavio vuole provare lui se io lo assicuro, l’insistenza è forte e decido.

Ok volete provare e sia, ma fuori gita sociale senza responsabilità CAI GEAT : “ parti Flavio ti assicuro sino al diedro poi attendi gli altri in discesa per farti aiutare” . Flavio giunge al diedro anche lui non passa. Arriva di ritorno dalla cima la cordata di Maurizio che aggancia Flavio e lo tira su, poi tocca a Valentina anche lei viene issata. Ma ormai si è fatto tardi e dobbiamo scendere tutti nel caos di cordate che vanno in questo angusto tratto obbligato. La discesa dal punto si sosta superiore al primo tratto viene attrezzata con corda doppia. Ci imponiamo la massima attenzione, siamo consapevoli di essere lenti ma non vogliamo correre alcun rischio!!.(1) Ci attende al discesa del ripido canale innevato, le altre due cordate scendono slegati, faccia a monte, mentre io voglio essere perfettamente in sicurezza e accompagno con le dovute assicurazioni la mia cordata con Valentina e Gianni, la coppia che voleva raggiungere insieme la cima e sono molto amareggiati. Nell’ultimo tratto una cordata di svizzeri proprio negli ultimi metri scivola e ci viene quasi addosso; il capo cordata ferma il caduto a 1 metro da me che sono si in sicurezza ma non avrei gradito. Non vi sono problemi al ritorno se non logica attenzione al salto dei ponti dei crepacci che ritengo con il caldo non più sicuri. Silvia ci attende al rifugio. Sosta ristoratrice e poi scendiamo alle 18 e 30 alle Jeep che ci attendono al Pian di Verra Superiore. Gita alpinistica impegnativa e di grande soddisfazione ma anche di ragionevole delusione. Il classico bicchiere mezzo pieno e mezzo vuoto! Lascio a Antonio l’inserimento della relazione per la parte della salita dai canaponi sino alla vetta del Polluce. E’ stata una ascensione che ci ha insegnato molto per le prossime gite di questa importanza e impegno.

P.S.: avevo preso impegno con il Gruppo della Giovane Montagna, di aiutarli nella manutenzione del traliccio in ferro della base della Madonna posta alla fine, verniciandolo con antiruggine, ho portato sino qui tutto l’occorrente e il nuovo libro di vetta, ma non mi è stato possibile. L’avrei fatto volentieri in ricordo di Umberto Cossa che 50 anni fa fu attivo componente del gruppo che posò la Madonnina con Bambin Gesù e alla quale teneva nei suoi racconti e ricordi. Il prossimo 4 settembre il Gruppo della Giovane Montagna – Parrocchia Madre Della Divina Provvidenza – effettuerà la salita al Polluce per la ricorrenza cinquantennale della posa della statua. Auguro di cuore a loro successo di tale importante ricorrenza.

Gianfranco Rapetta

Superato il primo tratto attrezzato della cengia; superiamo il diedro verticale che è il passaggio più difficile della salita, è anche molto faticoso. Su un terrazzino a metà dei canaponi possiamo un attimo riprendere fiato ed osservare il secondo tratto attrezzato con i canaponi, che a prima vista sembra molto più difficile di quello che è, infatti offre buoni appigli per le mani e per i piedi, salgo e assicuro gli altri per la salita. Superate le rocce verticali appare la Madonnina, mi sento sollevato dalla fatica, mi avvicino per verificare le condizioni del basamento della statua e penso a Gianfranco che ha portato fin quasi quassù la vernice che sarebbe servita per il ripristino, intanto restiamo in attesa delle altre cordate. Si vede sbucare Maurizio seguito da Roberto ed Adriana, chiedo subito notizie dell’altra cordata di Gianfranco e mi rispondono che sono fermi alla cengia dei canaponi! Passato un certo tempo e visto l’orario decido di salire, insieme con l’altra cordata, la cresta nevosa per la cima.

Sono le 9,30 e siamo in vetta in cinque, il tempo di fare qualche foto e poi giù di ritorno alla Madonnina, dove troviamo un gruppetto di svizzeri a cui chiediamo notizie del Gruppo di Gianfranco, ci rispondono che volevano tornare indietro… A questo punto utilizziamo le nostre due corde per attrezzare la discesa in doppia, superato il primo tratto di rocce, vedo Flavio e Valentina che stanno tentando di salire, con molta difficoltà…, ad un certo punto diamo una mano anche noi alla risalita del diedro, intanto sono scesi anche gli altri del nostro gruppo, tutti riuniti intasando l’unico passaggio …, purtroppo visto l’orario c’era tanta gente che doveva scendere e salire e non c’era più tempo per tentare di far salire i due delusi…, corde intrecciate, pericoli di cadute, quindi io decido che la salita non è più possibile e per la “sicurezza di tutti”, impongo di scendere!!! Quindi con una seconda doppia si scende l’ultimo tratto di canaponi.

Antonio Carretta

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© Foto di Antonio Carretta

 

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