ARCHIVIO GITE 2017: Mont Glacier 3186 m
30 settembre – 1 ottobre
Uscita svoltasi nella valle Champorcher, in Valle d’Aosta. Pernottamento presso il rifugio (privato) Dondena, in cui buona parte dei partecipanti si è trattenuta il primo giorno, dedicandosi al cibo.
I più avventurieri, invece, si sono mossi fin da subito in direzione del Lago Misérin (2580m). Qui giunti ci si è fermati per un pasto, più o meno frugale, dopodiché si è deciso di proseguire in direzione della Finestra di Champorcher, conosciuto anche come Col Fenêtre (quota 2840).
Giunti al Colle, sono scesi i primi fiocchi di neve. Di conseguenza siamo ritornati sui nostri passi verso valle, ma non senza prendere un altro sentiero un po’ più in quota del primo, scelta che ci ha consentito di chiudere un simpatico anello.
All’altitudine del Lago, la visibilità ha iniziato a calare, in certi momenti anche drasticamente, a causa della nebbia o della nuvola in cui ervamo immersi. Nonostante ciò, dopo non molto, abbiamo fatto il nostro ingresso trionfale nel rifugio affamati e abbastanza stanchi.
Il momento della cena è stato gradito da tutti i commensali. Dopodiché si è andati a dormire abbastanza in fretta, consci del fatto che la giornata successiva non sarebbe stata da meno.
La mattina succesiva la sveglia è stata di buon’ora, dopo la colazione ci si è mossi abbastanza rapidamente verso la meta della gita: il Mont Glacier. Il tempo era molto simile a quello della sera prima, ossia nebbia e freddo, anche se non eccessivo. La camminata verso la cima è parsa piuttosto lunga, soprattutto perché il sentiero era immerso nella nebbia, che sballava la percezione delle distanze; inoltre presenta dei tratti non propri facili, come la pietraia situata proprio al di sotto della cima stessa o gli ultimissimi metri prima della croce di vetta che non sono proprio l’ideale per chi soffre di vertigini.
Nonostante questo, abbiamo pranzato tutti insieme sulla sommità del Mont Glacier, a 3185 metri e siamo ritornati a valle sani e salvi, non però senza aver fatto un’ultima tappa fuori dal rifugio Dondena, dove ci si è scambiati gli ultimi saluti anche con i componenti del Cai di Bizzarone.
Verso le 16 di domenica pomeriggio si è tornati al parcheggio da cui siamo partiti per tornare a casa.
Dal punto di vista naturalistico, questa gita è stata bellissima, essendo i posti sopra citati parte del Parco del Mont Avic. Il primo giorno per esempio abbiamo incontrato moltissime marmotte, c’è chi ne ha contate più di 10 lungo tutto il cammino. Mentre nel secodo giorno abbiamo incontrato svariati camosci, e poi un intero branco; e c’è anche chi è riuscito ad individuare una stella alpina lungo il sentiero.
Gabriele Leggiardi
L’origine del rifugio Dondena risalgono dal 1836 voluto dal rè Vittorio Emanuele come casa di caccia, ora adibito a rifugio privato.
Già all’ inizio della settimana si era titubanti per le condizioni meteo, poi al giovedì le previsioni migliorano e si conferma questa escursioni di 2 giorni.
Sabato mattina partiamo da Uggiate (6) e incontriamo gli amici GEAT (18) all’ uscita di Pont-Saint-Martin, arriviamo a Champorcher, ci inoltriamo fino in fondo alla valle, a Dondena; parcheggiate le auto in circa 30 minuti arriviamo al rifugio Dondena.
Nel pomeriggio ci dividiamo in 2 gruppi, con destinazioni suddivise tra il Lago Miserin e il colle delle Finestre, tanto per preriscaldare le gambe per il giorno dopo!
L’ accoglienza al rifugio è ottima: il gestore Gianni Tamiozzo ci intrattiene con i racconti dei suoi viaggi in Nepal dove fa il volontario, poi spiega le sue attività di guida alpina proprio qui, di come il parco cambia soprattutto con l’introduzione del lupo, del gipeto, di come si sono moltiplicati gli ungulati.
Per finire la serata il cuoco ci delizia con piatti squisiti!!
L’indomani in 19 si parte che inizia ad albeggiare, e tra la nebbia ci incamminiamo per salire il Mont Glacier. Non si può fare a meno di notare le stelle alpine, che anche se sono appassite hanno sempre il loro fascino, le gocce di rugiada sui fili d’erba e le piantine di mirtilli che sembrano cristalli Swarovski. Prendendo quota ogni tanto il sole fa capolino e si inizia a vedere il fondovalle immenso,
Finito il comodo sentiero ora inizia una pietraia, che rende il cammino più lento. Le varie difficoltà nel camminare sulle roccette fanno alzare il livello di attenzione. Arriviamo al colle Fussy a quota 2910 metri e si intravede la meta finale.
Arrivati in vetta al Mont Glacier 3185 metri si ammira un panorama immenso, sia nella grandezza delle vallate sottostanti che con i giochi di nuvole, che danno un fascino misterioso al fondovalle, si ammirano le vette che superano i 4000 metri come il Grand Combin, il gruppo del Rosa e il maestoso Cervino, i laghi del parco del Mont Avic con la sua vetta.
Dopo le classiche congratulazioni, visto che tutti siamo arrivati in vetta, si ritorna per il medesimo sentiero.
A un certo punto notiamo che un branco di stambecchi ci osserva e ci accompagna con lo sguardo come se volessero accertarsi che tutti noi lasciamo libero il loro pascolo.
Cosa abbiamo ricavato da questa 2 giorni: tra i due gruppi si è rafforzato il legame di amicizia, affrontando insieme e aiutandosi a superare difficoltà lungo il percorso, incoraggiandosi entrambi a non mollare e a condividere la fatica!
Con noi hanno aderito 3 ragazzi giovani: 2 del gruppo Esplorando: Davide Martinelli, Francesco Curti e un ragazzo del gruppo GEAT. Sono alle prime esperienze, ma da come hanno subito condiviso l’amicizia speriamo che condividano ancora esperienze del genere, per avere il ricambio generazionale e per portare avanti il CAI!
Antonello Capelli (CAI Bizzarone)
Foto di Gianfranco Rapetta
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