ARCHIVIO GITE 2017: Montallegro

5 marzo 2017: Ma proprio a me dovevano chiedere di stendere la relazione? Non so scrivere; comunque ci provo. Anche quest’anno la GEAT ha organizzato per la festa della Donna una gita al mare. Io che sono femmina, anche se di un’altra razza, c’ero. La sveglia è suonata prima delle 5 e mi hanno preparato una sostanziosa colazione. Vedendo che gli zaini erano pronti ho pensato: «Anche oggi si cammina». Siamo usciti che era ancora buio e, giunti in C.so Stati Uniti, ci attendeva il pullman. Una volta saliti, ho visto che era pieno e ho sentito dire che c’erano 29 iscritti. Io, sul sedile in prima fila vicino al mio padroncino, ho ricevuto carezze da chi era salito. Ormai alla GEAT oltre che mascotte sono conosciuta da tutti, perché da 5 anni partecipo alle gite sociali, sia estive che invernali, divertendomi tanto. Partiti, solita sosta in autogrill. Loro caffè e croissant, io solo crocchette. Si riparte verso Rapallo, finalmente si arriva e pronti via si parte per la gita. Naturalmente dopo poco cominciano le salite e i gradini tanti tanti. Certo le mie zampette mi permettono di salire spedita, senza peso sulle spalle; loro, gli umani, andavano piano, ogni tanto con delle piccole soste, ma quasi subito riprendevamo il cammino. Dopo circa 2 ore siamo ridiscesi verso il mare; ho sentito dire che eravamo a Zoagli. Qui rituale foto di gruppo e via di nuovo, naturalmente in salita, fino ad un Santuario chiamato la Madonnetta. Finalmente si mangia, non crocchette ma una bella e invitante ciotola piena di mie bontà: era ora, il mio pancino da un po’ brontolava già. Queste soste a me piacciono tanto: di solito faccio un giretto tra i commensali e qualcosa cade sempre, ma non devo farmi vedere dal mio padroncino, perché mi tiene a stecchetto. Neanche il tempo di riposare un pochino che il fischietto mi dice che è di nuovo ora di riprendere il cammino. Ancora un po’ di salita in alto sul crinale con sali e scendi; mi domando «Ma dove va a trovarle certe gite? Io sapevo che al mare è tutto in piano». Finalmente dopo 2 ore ho sentito un buon profumino uscire da un ristorante. Sarei entrata almeno per una visita (gli umani dicono che gli occhi vogliono la loro parte), ma neanche questo mi è stato concesso: sono stata portata via subito. Poi la discesa: meno male, per oggi la salita era finita. Qualcuno, un po’ stanco, ha preferito scendere su una scatola di ferro appesa ad un cavo; invece noi i duri, ancora a piedi giù per la mulattiera. Per me non è facile scendere fra i ciottoli, le zampette fanno male dopo un po’, ma resisto. Giunti a Rapallo, asfalto, auto e tanta gente, io piccola tenuta al guinzaglio dovevo fare anche attenzione. Sosta caffè e focaccia e via al ritrovo con il pullman. Loro: tutti indaffarati a cambiarsi scarponi, maglie e pantaloni; io invece, che non ho questi problemi, ho fatto uno spuntino. Risaliti sul bus avevo il mio sedile che mi aspettava per una bella dormita. Anche l’autista si è fatto due foto con me: certo non sono Naomi, ma quando vado in giro attiro l’attenzione di tanti, che vogliono farmi una foto o una carezza, che accetto molto volentieri. Finalmente dopo un paio d’ore di viaggio arriviamo a Torino. Qui tutti salutano e anche io rispondo come facciamo noi quadrupedi, scodinzolando. È stata una bella gita dura e lunga, ma andata bene perché tutti sembravano contenti: hanno anche applaudito sia il padroncino che la padroncina per la gita che hanno organizzato. Con questa so che ho raggiunto quota 110 gite: mi sembra un bel numero, per una cagnetta! E poi dicono vita da cani, mica tanto, ora saluto tutti con una bella scodinzolata. Ciao!

Bimba

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© Foto di Antonio Carretta e Renzo Panciera

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