ARCHIVIO GITE 2018: Cima di Corborant 3010 m
30 settembre 2018
Dopo un ritrovo antelucano alle 5:45 a Mirafiori, e la sosta caffè in pasticceria a Demonte, il gruppetto GEAT, in perfetto orario (alle 8:50), è pronto. Si parte a piedi dal tornante quota 1770 della strada sterrata (superato San Bernolfo).
La giornata è perfetta: contraddicendo le previsioni, il cielo non ha una nuvola. Lo scotto da pagare è l’aria fresca, che ci fa proseguire di buon passo lungo la sterrata. Qualcuno si infila i guanti, il pile leggero è d’obbligo.
Il sole sta illuminando le vette e lambisce la valle alla nostra destra.
Il percorso lo conosco bene: ho presente la gita con gli sci alla Collalunga di questa primavera, ed inoltre ho eseguito la gita di ricognizione lo scorso agosto.
Macchie di mirtilli ci accompagnano, il loro colore rosso vivo ci ricorda che siamo entrati nell’autunno.
La larga sterrata militare finisce, comodi tornanti di sentiero ci permettono di guadagnare rapidamente dislivello. I due giovani del gruppo hanno naturalmente allungato il passo. Direzione ovest, giungiamo a ridosso della ripida bastionata del Becas del Corborant, dove troviamo il bivio (2291 m): a sinistra i cartelli indicano il passo di Barbacana e a destra il nostro vallone, ora invaso da tenui raggi di sole. Alcune bianche nuvole, però, appaiono in cielo da nord.
Proseguiamo direzione nord lungo il sentiero. Poco oltre, scorgiamo per la prima volta l’imponente piramide del Corborant, accompagnato, alla sua destra, dall’aguzzo “gendarme” dal caratteristico profilo. Sappiamo che la “tana della marmotta” si trova nel solco tra i due, ma non è ancora individuabile: ci rendiamo conto del notevole dislivello che ancora dobbiamo aggredire prima di raggiungerla!
Ci ricongiungiamo ai fuggitivi allo splendido lago Lausfer inferiore (2511 m). Breve sosta per godere del paesaggio: ammiriamo le numerose rocce montonate della zona che testimoniano le passate glaciazioni, alle nostre spalle la Cima di Collalunga. Non c’è nessuno, la pace è monastica.
Dopo la pausa proseguiamo in direzione del lago superiore. La temperatura non si alza, anche causa una barriera di nuvole alte che incominciano ad accumularsi sopra di noi, togliendoci a tratti il tiepido sole.
Una pietraia ci porta ai laghi più alti, alcuni dei quali molto piccoli; sembrano smeraldi.
Raggiungiamo la balza superiore lungo un bel sentiero a zigzag: ora la tana è un buco nero di forma geometrica rettangolare, ed è visibile. Ci spostiamo a sinistra verso il colle del Corborant, e poi il sentiero porta decisamente a destra sotto il Gendarme. Saliamo verticalmente lungo un quasi sentiero di pietrisco, terra e poca erba.
Siamo sotto l’insenatura dove si trova il passaggio chiave: la “tana della marmotta” ora ci appare chiaramente qualche decina di metri sopra di noi. Mettiamo i caschi e ci prepariamo all’ultimo tratto d salita.
Con un po’ di attenzione, su sentiero detritico e franoso, la raggiungiamo. Abbiamo conferma delle ottime condizioni del passaggio: le rocce sono asciutte e stabili, il tratto è stato perfettamente attrezzato con gradini e corrimano in ferro, anche se gli alti gradini non rendono così agevole il passaggio. Le nostre ragazze, Franca, Carla e Maria Grazia, un po’ timorose prima di affrontare questa prova, se la cavano splendidamente senza bisogno di alcun aiuto: complimenti a tutte tre!
Una volta superata la “tana della marmotta” siamo sul displuvio che dà verso il Vallone dell’Ischiator: alcune folate di vento fresco ci ricordano che ci troviamo su una schiena d’asino alla mercé delle intemperie, a quasi 3000 m. Ben vestiti, proseguiamo arrampicando lungo un diedro attrezzato con catena. Poco oltre si va con sicurezza lungo una placca, più esposta, inclinata verso il vallone dell’Ischiator, anche questa attrezzata.
Ora l’arrampicata prosegue su pietre un po’ malagevoli fino alla vetta, dove arriviamo alle 12:30.
Riprendiamo fiato mentre posiamo gli zaini. Le nuvole ci coprono il sole, ma sono alte, ci danno la possibilità quindi di ammirare il paesaggio attorno: bellissimi laghi sia nel versante francese, sia italiano. Di fronte a noi si stagliano la Punta Gioffredo e il Becco Alto d’Ischiator che chiude l’omonimo vallone, dove, al limite della vegetazione, si scorge il rifugio Migliorero.
La cresta delle montagne prosegue fino al Tenibres, oltre la visibilità è confusa causa le nuvole.
Scattiamo rilassati le foto di rito, e poi un autoscatto di noi sette: Carla, Franca, Maria Grazia, Antonio, Riccardo, Simone e il sottoscritto.
La discesa avviene lungo il percorso di salita, con una fermata tra i cespugli di mirtilli, quest’anno maturi in stagione avanzata.
La gita si chiude al bar di Vinadio per una birra in rilassatezza.
Esprimo il mio ringraziamento a tutti i gitanti per l’ottima partecipazione, e mi auguro che ci si possa ritrovare quanto prima, verso una nuova meta.
Maurizio Bortott
Foto di Antonio Carretta
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