ARCHIVIO GITE 2018: Costa Alentejana
5-12 maggio 2018
Sabato
Decollati dalla Malpensa alle 6,35 del mattino, raggiunta la temperatura minima di -56°C, la massima altitudine di 9/10000 m ed in vista delle innevate vette della catena pirenaica, l’Airbus 320 inizia a planare verso Lisbona, in un silenzio che a bordo appare irreale, se si esclude il fruscio dei motori sullo sfondo sonoro.
Corrette le lancette dell’orologio, freschi per la notte insonne, ci accomodiamo sul pullman di Joao, felici di iniziare la nuova avventura e accompagnati da Toni e Natale.
Seguiamo la strada costiera che conduce a Cascais, prendendo subito confidenza con il paesaggio urbano e non, alquanto diverso dal nostro. Dopo aver sostato a Cabo da Roca, estrema punta occidentale della penisola iberica, ci portiamo a Sintra che visitiamo accompagnati da una guida che ce ne illustra la storia e le bellezze.
A metà pomeriggio, gustato il primo superbo baccalà portoghese, lasciamo la interessante località diretti a Vila Nova de Milfontes. Posta sul mare, la raggiungiamo dopo circa 200 km, attraversando un magnifico paesaggio ondulato e boscoso. Si tratta di piante tipiche della fascia costiera atlantica, quali il pino marittimo, l’eucaliptus, che qui abbonda particolarmente, e di tutte quelle essenze che si incontrano anche nella macchia mediterranea.
Domenica
Siamo così approdati nel pieno della regione dell’Alentejo, forse la più intatta, ancora priva degli eccessi speculativi del turismo odierno.
Alle 9,45, via bus, ci portiamo alla località di Almograve, posta a sud e da dove inizierà la prima escursione del trek. Riguarda un tratto della Ruta Vicentina, comune al GR 11 che dal sud del Portogallo si spinge, lungo le coste del continente europeo, sino ai paesi baltici. Dapprima su strada sterrata poi per sentiero dal fondo sabbioso, percorriamo il litorale, a volte scendendo sulla spiaggia, altre mantenendoci necessariamente alti una cinquantina di metri, essendo queste coste un susseguirsi di alte scogliere, intervallate da lunghe insenature sabbiose in cui sfociano fiumi sinuosi dalle acque cristalline.
Ci colpisce la bellezza di una cascatella d’acqua a poche decine di metri dal mare, incorniciata da vividi colori. Consumata la colazione al sacco in prossimità del mare, risaliamo la scogliera, fino ad incontrare vasti pascoli pianeggianti, abitati da mandrie numerose e intente alla pastura. Il cielo appare sospeso sopra la linea verde dell’orizzonte, spezzato dalle sagome degli animali. Giunti al fiume Mira, onde evitare un più lungo tragitto, ci aspetta una gradita traversata in barca, seguita da una suggestiva scalinata posta a ridosso di un forte. Siamo in quel di Vila Nova, non prima di aver fotografato il monumento che ricorda una avventurosa traversata aerea, compiuta da ardimentosi aviatori dal 7 aprile al 20 giugno 1924, da Milfontes a Macao.
Percorsi circa 11 km.
Lunedì
Dopo aver messo in opera l’utile connessione WiFi, all’ora solita, partiamo per Almograve, da dove inizieremo l’escursione odierna, verso sud.
Si tratta di un percorso in saliscendi, con sentieri che corrono sull’alta scogliera ed in vista di scorci sempre nuovi ed appaganti, di cui l’occhio non si stanca di godere. La traccia corre a volte a ridosso della scarpata, consentendoci una comoda ripresa fotografica. Colpisce il contrasto dei colori presenti: il nero delle rocce di arenaria schiaffeggiate dalla bianca schiuma del mare, il giallo dorato della sabbia finissima, il verde e il rosso dell’onnipresente fico degli ottentotti, il nero cinereo della medesima che perennemente rinasce a nuova vita in primavera. Per non parlare delle numerose macchie fiorite dai colori più vari, che punteggiano le dune e costantemente ci accompagnano. È come passeggiare in un giardino, ma prodotto e curato spontaneamente dalla natura.
Fatta colazione a Cavaleiro, proseguiamo verso sud sino a praia de Tonal, nella cui insenatura stazionano alcune barche da pesca. Una corta rampa stradale ci riporta a quota 50, dove ci attende il bus che ci porterà a Odeceixe.
Percorsi circa 18 km.
Martedì
Trascorsa la notte nella nuova sistemazione alberghiera, alle 9,45 partiamo verso nord, diretti a Zambujeira do Mar. Il tempo atmosferico non è dei migliori, basta osservare le immagini che abbiamo raccolto: il grigiore prevale e una volta ancora ci rendiamo conto di quanto importante sia la qualità della luce nella osservazione del mondo che ci circonda. Solo il giallo intenso dei fiori ravviva lo sfondo cupo della scogliera sferzata dal mare mosso.
Usciti da Odeceixe giungiamo in breve alla foce del sinuoso fiume Seixe. Alti sulla insenatura sabbiosa, dominiamo lo spettacolo sottostante, accompagnati dal rumore del mare ed avendo sulla sponda opposta un raccolto ed arroccato paesino.
Sempre lungo la costa seguiamo la traccia del sentiero, ben segnalato da bassi paletti e dai colori verde e rosso che indicano l’itinerario che si sta percorrendo. A poca distanza della frastagliata costa, emergono formazioni rocciose semi sommerse, che ricordano, ai più dotati di fantasia, sommergibili, portaerei, mostri marini invariabilmente neri come la pece. Il sentiero dal fondo sabbioso ricorda da vicino il nostro passo sulla neve. Anche qui, per procedere più spediti, è opportuno battere il piede prima di articolare il passo. Il mare agitato è tutto una spuma in movimento, ma il vento non pare infastidire le cicogne, che numerose abitano questi scogli irti di punte e asperità. Anzi, sembra proprio che i loro nidi siano a prova di ribaltamento. Costantemente presidiati da almeno un genitore, ritte ed eleganti stazionano sul nido, incuranti degli elementi e solo preoccupate della cura dei cicognini.
Nel calare ad una spiaggia, attraversiamo un delizioso torrente, che poco oltre si produce in una bella cascata, sulla roccia basaltica ed in prossimità del mare. Esplorando la lunga spiaggia, siamo sorpresi di non imbatterci in qualche pezzo di plastica, né micro né macro. Una ragione di certo c’è!
Al termine della sosta risaliamo la scarpata, per portarci dapprima in un’altra insenatura e successivamente ad una riserva cintata di animali esotici, alcuni dei quali possiamo osservare attraverso la rete. Ancora qualche passo e siamo a Zambujeira.
Percorso circa 21 km.
Mercoledì
Oggi è il turno di Carrapateira, che raggiungiamo col bus e da cui partiamo per la odierna escursione.
Prima di partire visitiamo il museo di storia locale e non solo, gestito da una simpatica signora diversamente giovane. Dal materiale esposto e dalle vecchie foto, è facile immaginare quanto duro fosse il vivere in questi luoghi non più tardi di qualche decennio addietro. La maestra, che la signora ci indica con affetto, a causa delle strade inesistenti, per raggiungere la scuola doveva sobbarcarsi 60 km a dorso di mulo. Nei pressi troviamo finalmente una testimonianza che ricorda la Amalia nazionale: il suo nome inciso su una chitarra marmorea. Chissà se la Saudade, cosi bene da lei interpretata, è ancora di moda!
Il percorso è ad anello ed inizia con la visita ad un vecchio sito della scogliera attrezzato per la pesca di certi crostacei pregiati. La morfologia della costa, in questo punto, obbliga i pescatori a calarsi con le funi, o per mezzo di verricelli, sino al pelo dell’acqua che ribolle in continuazione, ostacolando non poco il loro lavoro. Il vento soffia gagliardo quando sbuchiamo sulla vasta spiaggia di Amado.
Completato l’anello, col bus raggiungiamo Cabo de Sao Vicente, estrema punta sud-ovest del continente europeo. Interessante la visita al faro-forte voluto dalla regina Maria II nel 1846. La meccanica, di origine francese, risale alla fine dell’ottocento. Veniva alimentato a petrolio e la sua luce era visibile, col contributo di Fresnel, a 40 km di distanza, essendo collocato in posizione assai favorevole sulla terra ferma.
Percorsi circa 8 km.
Giovedì
Fernando è il titolare dell’albergo che ci ospita ad Odeceixe. È un personaggio simpatico che ben figurerebbe in un film del tipo: “Fernando il portoghese”. I suoi menu iniziano con l’insalata, le olive, le carotine con l’aglio, raggiungono il top con il baccalà e dintorni, accompagnato da un bianco sui 14°, e terminano con un grappino servito in minuscoli ditali di plastica.
Oggi il nostro programma prevede la campagna. Con partenza dal bel mulino a vento che domina la cittadina, raggiungiamo un canale irriguo e ne costeggiamo lo sviluppo fino a Rogil. L’abitato che si allinea appena dopo il mulino pare disegnato da uno scenografo: case basse, e colorate con colori pastello, sicuramente opera di un regista. Ma forse neanche: il senso del bello, dell’opportuno, dell’armonioso era un tempo più naturalmente sviluppato di quanto non si creda. Il paesaggio che attraversiamo è dapprima agreste, ma dopo Rogil, dove sostiamo per la colazione, diventa marino e, calcando il sentiero dei pescatori, ci portiamo alla praia de Amoreira, dove mettiamo a bagno i piedi ed ascoltiamo a distanza ravvicinata la voce dell’Atlantico.
Nel pomeriggio inoltrato, via bus, abbiamo la possibilità di visitare il museo di Aljezur, cittadina il cui nome è di evidente ascendenza araba, nonché la vicina chiesa, illustrata da una sussiegosa signora locale. Il suo portoghese, sebbene del tutto incomprensibile, risulta alle nostre orecchie molto musicale. Il terremoto del 1755 fu qui talmente intenso da modificare la morfologia della costa, in particolare in questo luogo, dove l’abitato originale si trovava su un’isola.
Per chiudere degnamente la giornata, le nostre guide ci conducono alla spiaggia dei surfisti, che possiamo osservare dall’alto. È questo un sito frequentato da tempo dagli appassionati di questa disciplina, che oggi numerosi cavalcano, o tentano di cavalcare la lunga onda atlantica prima che si franga. Tutti indossano la muta.
Percorso circa 18 km.
Venerdì
Un altro anello è programmato per oggi. Con parziale ripercorso del sentiero di ieri, giunti in prossimità della costa la raggiungiamo, soffermandoci ad osservare l’asilo nido delle cicogne, di cui sono visibili i piccoli. Qualche gabbiano, probabilmente attratto dalle uova, prova ad avvicinarsi al nido, ma è subito scoraggiato dal pronto intervento della sempre vigile cicogna.
Il cielo è ancora coperto quando approdiamo alla foce del fiume Seixe, presso la quale sostiamo a lungo, osservando la spiaggia dall’alto e concedendoci qualche piatto tipico. Il clima e il vento ci convincono a rientrare, anche se qualcuno, consigliato da Giove pluvio, decide di rimanere. Per comoda strada e poi su sentiero, percorriamo la bella, verdeggiante valle generata dal fiume, che scorre placido e sinuoso verso l’oceano. Un asino al pascolo non resiste al nostro richiamo e si avvicina curioso per vedere cosa abbiamo da offrirgli. Regna una pace bucolica, mentre sullo sfondo si stende sereno l’abitato di Odecixe, riconoscibile, se non altro, dal tipico mulino.
Naturalmente nel pomeriggio scoppia l’estate e ci rammarichiamo di non trovarci sulla spiaggia a goderci il sole: di bagno non se ne parla, l’acqua è troppo fredda.
Ma il bel terrazzo, posto in alto, diventa un luogo di simpatici conversari, in cui prevale ovviamente il racconto dei viaggi fatti e di quelli che si spera di fare.
Percorso circa 11 km.
Sabato
Puntuali, alle 9, dopo aver salutato Fernando e la sua gente, ci accomodiamo sul pullman diretti a Lisbona. Il tragitto è piuttosto lungo, ma niente affatto noioso, visto che si snoda in un paesaggio agreste vario e ondulato, attraverso borghi rurali dalle basse case colorate, da cui trapela la semplicità del vivere di questa popolazione contadina.
Chi si era assopito viene destato dal brusio di coloro che commentano il nostro ingresso sul ponte 25 aprile, che, attraversando l’estuario del Tago, consente un più rapido ingresso in città. Joao, sempre impeccabile nella sua divisa, cravatta compresa, punta sicuro verso il centro, lasciandoci sulla vasta spianata prospiciente il convento dei Gerolimini ed avente alle spalle il Tago. Qui ad attenderci troviamo Gabriel, che apprezziamo subito per la qualità del suo italiano e per la preparazione che mostra, snocciolando avvenimenti storici, date e aneddoti in continuazione.
Prima di visitare il celebre convento consumiamo una ottima paella a base di solo pesce. Così rinfrancati siamo pronti a seguirlo nella visita alla vasta opera, che colpisce subito, non tanto per l’altezza, quanto per la sua estesa lunghezza. Il solo portale di ingresso vale la sosta di un quarto d’ora, per ammirare la ricchezza e la originalità dello stile manuelino di cui ci parla la nostra guida. Altrettanto vasto si dimostra il chiostro e la lunga sala del refettorio.
In un angolo, una stele in marmo ricorda Fernando Pessoa (1888-1935), uno dei maggiori poeti di lingua portoghese.
Conclusa la visita al convento ci portiamo in riva al Tago, dove si trovano due celebri simboli della città: la torre di Belem e il monumento ai navigatori portoghesi, posti in fila ascendente sulla fiancata di una nave e capeggiati dal più celebre di loro, Vasco de Gama.
Sempre accompagnati da Gabriel, la Lisbona storica continua a scorrere di fianco a noi. Ci illustra palazzi, monumenti equestri, piazze ecc. Una di queste ci colpisce in particolare: quella dove, di fronte all’ancora esistente palazzo dell’inquisizione portoghese, si erge una bassa colonna marmorea con la raffigurazione della stella di Davide. Ricorda il massacro di circa 1900 ebrei avvenuto in questo luogo nel 1506.
Sulla strada per la Praca do Comercio incontriamo un magnifico portale manuelino, appartenente alla grande chiesa di S.Domenico. L’unico dei quattro rimasto in piedi in seguito al terremoto del 1755, che rase praticamente al suolo la città. Pochi altri palazzi ebbero l’ardire di resistere ai 9 gradi della scala Richter, ad esempio la Casa dos Bicos, ispirata al palazzo dei diamanti di Ferrara. Ci pensò poi il celebre marchese di Pombal a dare il via alla ricostruzione della città. Ancora chiese e bei palazzi lungo l’affollata rua Augusta, nella Baixa, che ha come prospettiva scenografica l’arco trionfale che si apre sulla Praca. Qui, con un rumore assordante, si sta concludendo la manifestazione canora Eurovision 2018. Meglio ascoltare l’onda dell’Atlantico, o il silenzio assolato dell’Alentejo!
Il tempo stringe ed è ora di rientrare. Joao dribla veloce nel traffico cittadino ed in 25 minuti siamo sul marciapiede dell’aeroporto.
Un saluto ed un grazie riconoscente ai nostri accompagnatori e ci troviamo in coda per le operazioni di imbarco. Sono le 21 locali quando lasciamo la pista, con il muso dell’aereo rivolto a nord est e verso un orizzonte ormai avvolto dall’oscurità. Ma c’è ancora tempo per una conclusiva foto del nostro rullino: all’ala e alla fascia luminosa bordata di rosso che si allontana e svanisce ad occidente.
Testo e foto di Renzo Panciera
Alcune curiosità sul Portogallo
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È il Paese più vecchio d’Europa: il Portogallo ha disegnato i suoi confini nel 1139, quando è stato proclamato primo re Alfonso Henriques per quasi 800 anni, fino al 1910, il paese è rimasto un regno.
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A Lisbona c’è la libreria più antica del mondo: si chiama Bertrand bookstore e risale al 1732.
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Il portoghese è la lingua ufficiale di 9 Paesi: 236 milioni di persone nel mondo sono madrelingua portoghesi. E’ la lingua ufficiale di Portogallo, Brasile, Capo Verde, Angola, Guinea Bissau, Mozambico, Principe, Sao Tome, Goa (India), Macao e Guinea Equatoriale.
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È il più grande produttore al mondo di sughero: produce il 70% delle esportazioni e vanta la più grande foresta di sughero a Rio Frio di Alentejo.
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Ha il ponte più lungo d’Europa: il Ponte Vasco da Gama a Lisbona è lungo 17 Km.
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Il Fado è patrimonio dell’Unesco: il Fado è un genere musicale che ha origine nelle aree urbane di Lisbona. E’ un tipo di musica folk triste e toccante cantata dalla gente comune
A cura di Marialuisa Cravero
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