ARCHIVIO GITE 2019: Monte Bianco 4810m
29-30 giugno 2019 – Chamonix
Tetto d’Europa o massima cima delle Alpi? in ogni caso, qualsiasi siano le convinzioni geografiche o politiche delle persone che vedono nel Monte Elbrus in Russia il vero detentore del primato di montagna più alta del continente europeo, la salita al Monte Bianco rappresenta un sogno per tutti gli alpinisti, un punto di arrivo….
Dopo 14 anni dalla mia prima salita per l’itinerario dei Trois Mont Blancs, torno sul Monte Bianco; questa volta però salgo dal classico itinerario francese del Refuge du Gouter con gli amici Geatini Paolo Piazza, Flavio Coffano e Sergio Gallo.
L’itinerario dal Refuge du Gouter da noi seguito per la salita è molto discusso per vari motivi ma soprattutto perchè è obbligatorio avere la prenotazione presso il rifugio (e arrivare entro le 17, pena la nullità della stessa) per potervisi recare e per salire il giorno successivo il Monte Bianco. Per dare un’idea della richiesta, basti pensare che noi abbiamo prenotato il primo giorno di apertura al pubblico delle prenotazioni e in circa 30 minuti sono stati esauriti tutti i posti per l’intera estate!
La nostra salita è iniziata da Les Houches, prendendo subito la funivia fino a Bellevue e poi con il primo trenino fino a Nid d’Aigle (davvero molto bello il trenino!). Per chi volesse ripetere la nostra salita, consiglio di partire il prima possibile, l’itinerario è lungo e se si vuole attraversare il grand couloir non a ora troppo tarda, considerando anche il limite tassativo delle 17 per il rispetto della prenotazione, bisogna partire presto.
Dall’arrivo del trenino in circa 5 ore, prima su sentiero e poi su tratti innevati, siamo passati nei pressi del Rifugio Tete Rousse (posto di controllo delle prenotazioni) e poi abbiamo risalito la parete sottostante al rifugio.
Quest’ultimo tratto merita particolare attenzione; l’attraversamento del grand couloir è infatti uno dei punti più pericolosi delle Alpi.
Inizio col dire che il canale mi è sembrato molto più piccolo di quanto immaginassi tuttavia, pur non essendo particolarmente ripido è veramente molto pericoloso per la caduta di sassi. Noi lo abbiamo attraversato assicurandoci al cavo di sicurezza con la corda per evitare cadute in caso si venisse colpiti da pietre, dopodichè abbiamo risalito il lungo costone roccioso (via via sempre più ripido) che porta sulla cresta dove sorge il vecchio rifugio del 1960. Al nostro fianco il grand couloir ha scaricato molto spesso mentre il costone, essendoci solamente noi in salita, non ha visto scariche; l’ultimo tratto è ripido ma ben segnato e con parecchi cavi di sicurezza che aiutano la progressione e facilitano la sicurezza (tuttavia ho visto cavi dove personalmente non li avrei messi e assenza di cavi dove invece li avrei visti bene, specie con neve o ghiaccio presente).
Arrivati al vecchio rifugio si tratta di percorrere la cresta nevosa dell’Aiguille du Gouter fino al nuovo rifugio, distante una decina di minuti dal vecchio. Trattamento molto buono al Refuge du Gouter (altro rifugio molto discusso come quello des Ecrins); rifugio pulito e di nuova concezione, mangiare valido pur non essendo da gourmet lo abbiamo apprezzato tutti. Personalmente ho apprezzato molto i letti con i separatori, invece delle camerate con i letti tutti uniti. Unico punto dolente è l’odore maleodorante (proveniente dallo scarico sotto il rifugio) sempre presente….ma temo che in quella posizione e a quella quota non potessero fare molto meglio. In ogni caso si può sopportare. Prezzi cari ma quello si sa, è un rifugio richiestissimo, sulla normale al Bianco e in un posto difficilmente accessibile….ci sta che non sia propriamente economico….volendo si può risparmiare sulla colazione (16 euro) ma bisogna portarsela nello zaino… In compenso il panorama è straordinario dalla balconata…merita già solo per quello….vedere un tramonto da lassù non si dimentica!
Notte buona (abbiamo dormito con la finestra aperta per le alte temperature esterne) e sveglia alle 2. Una veloce colazione e alle 3 si parte già legati e ramponati dal rifugio. Traccia ottima sul ghiacciaio (anche se qualche buco inizia ad affiorare) e arrivo sul Dome du Gouter (mio 32esimo 4.000) con i primi chiarori…pausa ad ammirare uno spettacolo incredibile che merita di essere visto una volta nella vita e poi si riprende sul traccione che, dopo una leggera discesa, riprende a salire fino alla Capanna Vallot e poi su, lungo la cresta sempre più affilata e molto panoramica fino in vetta al Monte Bianco. Quest’ultima parte di cresta non presenta difficoltà particolari e, pur essendo molto stretta in certi punti, consente di affrontare gli incroci con cordate in discesa senza particolari problemi. Arrivo in vetta assieme a tante altre persone alle 7 del mattino circa. Panorama grandioso dalla cima del Monte Bianco….senza una nuvola, senza vento e con una visibilità pazzesca!
Foto di rito (anche con la bandiera della GEAT, portata su per l’occasione!), abbracci e poi si comincia la discesa; decidiamo di effettuare la traversata, scendendo lungo l’itinerario dei Trois Mont Blancs che avevo fatto nel 2005 durante la mia prima salita del Monte Bianco. Personalmente consiglio l’itinerario in traversata per poter apprezzare davvero la grandezza e la vastità del massiccio, rispetto a salire e scendere dallo stesso itinerario.
Nulla di particolare da segnalare per la discesa, è molto tracciato anche questo itinerario, tuttavia rilevo che rispetto a 14 anni fa il tratto di discesa dal col du Mont Maudit non presenta più l’ancoraggio per le doppie; c’è una lunga traccia in traverso che porta sul versante settentrionale del Mont Maudit (evitando grandi crepacci) e poi giù a goccia d’acqua fino al Col Maudit. Questo tratto in traverso, data la neve molle della mattinata e il ghiaccio sottostante ci ha fatto un po’ penare e l’abbiamo percorso in conserva protetta (per chi volesse ripetere, consiglio di portare delle viti da ghiaccio, cordini e il necessario per fare una sicura veloce). Raggiunta la spalla del Mont Blanc du Tacul la discesa è senza storia e la risalita all’Aiguille du Midi avviene sotto un sole infernale che ci cuoce per bene….non vediamo l’ora di prendere la funivia di rientro! Arrivati all’Aiguille du Midi ci risistemiamo e prendiamo la funivia che ci riporta a Chamonix; di qui, tramite un comodo bus, raggiungiamo la macchina lasciata a Les Houches…..non resta che tornare, stanchi ma molto soddisfatti, a casa.
Nel lungo ritorno, la mia mente è affollata di sensazioni….arrivare in cima alla vetta più alta delle Alpi è sempre una grande soddisfazione e anche se l’avevo già provata rimane comunque emozionante compiere la salita al Monte Bianco. Panorami a perdita d’occhio e un’altra alba vista da lassù che non scorderò mai. Il mio ringraziamento va ai miei compagni di avventura….. per avermi coinvolto in questo loro progetto (da anni desideravano salirlo) e per avermi sopportato e supportato lungo tutto il percorso. Un bellissimo ricordo di montagna vissuta insieme….. con alcune immagini che rimarranno indelebili nella mia mente. Ora sotto con nuovi e grandi obiettivi!
Davide Forni
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