ARCHIVIO GITE 2019: Piramide Vincent 4215m

6-7 luglio 2019 – Valle di Gressoney

In questo periodo della mia vita si stanno realizzando alcuni sogni che porto nel cuore e uno di questi è stato il raggiungimento della cima della Piramide Vincent a 4215 m, nel massiccio del monte Rosa. Da circa 40 anni aspettavo il momento giusto. Quando ho visto che la sottosezione Geat del CAI di Torino la programmava, ne sono stata felice e mi sono presentata in sede 2 giovedì prima della gita. Sfortunatamente non c’era però più posto. Il venerdì prima della gita un socio ha disdetto ed io ne ho preso il posto… ero al settimo cielo! Siamo partiti alle 7,15 da corso Giulio Cesare e, quando sono arrivata con 2 minuti d’anticipo al ritrovo, erano già tutti sul piede di guerra, pronti e vispi per l’avventura (molto probabilmente non sono stata l’unica a dormire una notte agitata!). Il successivo meeting è stato al piazzale delle funivie per punta Indren a Gressoney. Dopo il rituale della colazione ed il controllo attrezzatura, i magnifici 15 hanno preso il primo troncone e qui si sono fermati circa un’ ora; alcuni sono andati a vedere il lago artificiale del Gabiet. Seconda salita per il passo dei Salati a 2961 m ed altra sosta con tanto di panino. Dopo circa un’ ora terzo troncone a punta Indren a 3275 m e, da qui, primi passi su ghiacciaio, successivamente canalino attrezzato, che porta sopra il rifugio Mantova, e poi nuovamente ghiacciaio fino allo sperone dov’è stata costruita la Capanna Gnifetti. Fu inaugurata, come bivacco, nel 1876 e poi ricostruita nel 1907, 1937 e 1967. Ma chi era Gnifetti? Era un parroco alpinista di Alagna, che nel 1842 è salito per primo su punta Gnifetti, dove ora sorge la Capanna Margherita. Un pò di storia per passare il tempo dall’arrivo alle 14,30 alla Gnifetti alla squisita cena a base di minestrone, pasta e costine delle 19. Verso sera il cielo si è rannuvolato e raffiche di vento hanno soffiato e scosso la Capanna per tutta la notte. La sveglia delle 4 non ha colto di sorpresa nessuno di noi e la colazione è stata molto apprezzata. L’uscita alle 6,30 dal rifugio al freddo ed al vento è stata traumatizzante, pensando ai 38° di Torino. Piccola salita e discesa su roccette, formazione delle cordate e via verso la meta. Antonio, il capo gita, ha messo me Lentopede o Camula come dice il buon Paolo, in prima cordata, cosicché le altre 3 cordate hanno sostenuto, sbuffando, il mio lento incedere. Purtroppo per me è stato impossibile aumentare l’andatura, anche se le raffiche di vento aumentavano di forza ed i pallini di ghiaccio ci bersagliavano le gambe ed il viso. Alcune raffiche le abbiamo superate chinandoci, dando la schiena al vento. Alle 9 siamo arrivati in cima. Io mi sono messa a piangere di gioia ed il mio cuore era gonfio di gratitudine, perché era un sogno che si era realizzato. Non ci siamo goduti la cima, perché è scesa una bella nebbia e, a tratti, non si vedeva più niente. Scendendo abbiamo superato tre ponti su crepacci ed abbiamo potuto ammirare le seraccate, anche perché il vento era un po’ diminuito e si affacciava un pallido sole. Alle 10,30 eravamo sul pianoro sopra la Gnifetti ed alle 11,30 al Mantova. Qui ci siamo riposati aspettando al caldo le 13.15, che il capogruppo aveva posto come orario d’ inizio della discesa alla funivia. Il percorso è stato meno ripido di quello di salita. Successivamente abbiamo preso i tre tronconi di funivia e ci siamo tuffati nel caldo afoso. Verso le 15,15 siamo arrivati al posteggio tutti sani e salvi. Sono seguiti spogliarelli ed i saluti di rito.

Emanuela Lentopede Fiorio

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© Foto di Emanuela Fiorio e di Enrico Vallarolo

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