ARCHIVIO GITE 2019: Rifugio Crosta 1761m

23-24 febbraio 2019 – S. Domenico di Varzo

Il calendario gite GEAT prevedeva per il weekend 23/24 febbraio 2019 una escursione al Rifugio Crosta nell’Ossola, in Val Divedro per la precisione. Questo rifugio è situato all’Alpe Solcio, alla confluenza tra la valle e il canalone che scende dai contrafforti del Monte Cistella e costituisce una località molto gradevole Queste considerazioni, unite alla accogliente struttura interna e alla gentilezza dei gestori già sperimentata, hanno determinato l’inserimento di questa gita tra quelle con le racchette da neve.
Tuttavia in sede di iscrizione del giovedì sera al Monte dei Cappuccini non si è andati oltre le sette adesioni; questo numero non propriamente importante si spiega con la distanza della località (circa 200 chilometri da Torino a San Domenico di Varzo), la necessità di un pernottamento fuori sede e l’assenza di una punta di richiamo per il secondo giorno; trattavasi di una gita più di ambiente che di conquista.
Alle 9 del sabato siamo comunque puntuali al rituale appuntamento dinanzi all’Istituto Maffei di corso Regina; la novità più gradita è la presenza di una new entry, una ricercatrice francese di nome Letizia, fresca di iscrizione di giornata al CAI; speriamo di non deluderla.
Dopo la sosta caffè all’autogrill di Romagnano Sesia (benedetta autostrada che ha comunque avvicinato luoghi un tempo quasi inaccessibili per noi torinesoni), poco dopo il mezzogiorno siamo a San Domenico di Varzo, dove possiamo cominciare l’escursione. Questa si sviluppa inizialmente su una strada asfaltata che conduce alle frazioni di Fernone e Dorcia, ma in questa stagione, fatto poco più di un centinaio di metri, la residua neve consiglia di infilare le racchette o i ramponcini per proseguire più agevolmente il cammino. Nella prima parte si sale all’interno di una bella pineta, denominata il Bosco delle Fate, caratterizzata da una serie di tornanti abbastanza ripidi. Dopo poco meno di un’ora e mezzo di cammino, comprensiva di una breve sosta spuntino, siamo a Dorcia, frazioncina con poche baite ristrutturate situata in una graziosa e ampia radura; qui l’innevamento, anche se non fresco, rende il paesaggio davvero gradevole.
Da questo punto l’itinerario, fatte ancora alcune svolte, si trasforma in un lungo traverso di collegamento in quota tra San Domenico e il Rifugio. Gli abeti si diradano e in certi punti il percorso è molto aperto, tanto è vero che in diversi passaggi è segnalato il rischio valanghe, con il pressante invito a non sostare; va però detto che a questo punto della stagione, in assenza di fresche nevicate, questo pericolo è più teorico che altro. Si sale e si scende a seconda della conformazione della montagna, la strada si è trasformata in un ampio sentiero ben segnalato da nastrini bianchi e rossi, ma i 400 metri di dislivello originariamente previsti sono decisamente aumentati, circa 600. Finalmente, poco prima delle 5 del pomeriggio, arriviamo al Rifugio; siamo tutti un po’ stanchini, non ce la aspettavamo così lunga, ma siamo anche soddisfatti perché l‘ambiente che abbiamo attraversato era molto bello.

A questo punto esperite le formalità di rito con Enrico, uno dei gestori del Crosta, possiamo finalmente riposarci, prendere possesso della nostre camerette e attendere con serenità l’ora di cena, tra una consultazione di cartine e un seminario tenuto da Antonio Carretta sull’uso dei cordini e dei nodi in montagna.
La cena, preparata dalle mani sapienti della signora Marina, non smentisce l’eccellente tradizione del Rifugio Crosta e, accompagnata da buone libagioni, offre il destro al capogita Meneghello per agganciare alcuni commensali del tavolo a fianco e illustrare loro approfonditamente cinquant’anni della sua invidiabile carriera alpinistica; non per niente quando verso le 22 ci ritiriamo in branda, l’ultimo ad arrivare è ovviamente Meneghello stesso.
L’indomani ci svegliamo con comodo, in quanto dopo tutto il trasferimento del giorno prima, lungo e faticoso, e i tempi previsti di ritorno sia a piedi che in auto, nessuno ha voglia di inserire strani itinerari mattinieri, nè è il caso di pensare a improbabili ascese al Cistella in invernale. Così, dopo la colazione, infiliamo nuovamente le ciaspole ai piedi con l’intesa cordiale tra noi di risalire il vallone che dal Rifugio conduce verso il Colle del Solcio per un tempo non superiore ad un’ora e poi rientrare al Rifugio per prepararci alla lunga discesa.
Così avviene e dopo la sgambata mattutina, poco dopo le 11, preso l’ultimo caffè e salutati i gestori, lasciamo definitivamente il Crosta riprendendo lo stesso cammino del giorno prima.
Fortunatamente il percorso di ritorno, sia pure con i suoi saliscendi non è impegnativo come quello dell’andata e così dopo aver coperto la parte più impegnativa di risalita, possiamo prendercela comodamente, consumare il nostro pranzo al sacco e fare un po’ di filosofia se l’imponente montagna che domina la parte opposta della vallata di fronte a noi sia il monte Leone o meno: ai posteri l’ardua sentenza, ma pare proprio di si.
Poco dopo le 14 siamo già alle macchine, decisamente soddisfatti del tempo di percorrenza e del minore impegno fisico occorso; qui ci attende il meritato premio di un panettone/gianduiottone farcito gentilmente offerto dalla Presidenza sottosezionale a conforto della gita; per Antonio, antico barman/tramezzinista, è un piacere procedere all’affettatura. Poco dopo ci mettiamo tutti in macchina, per evitare di essere risucchiati dalle auto degli sciatori che rientrano a valle con le immancabili code, in quanto gli impianti di San Domenico di Varzo all’Alpe Ciamporino sono tra i più frequentati del comprensorio ossolano.
Evitiamo pullmann e colonne e, scesi a Varzo, abbiamo ancora il tempo di prenderci una bevanda in un gradevole caffè nelle vicinanze della bella stazione ferroviaria d’epoca, coeva all’ultracentenario traforo del Sempione, posto a poca distanza da qui. Ora non resta davvero che il rientro in città con una bella scorpacciata di chilometri; fortunatamente oggi il traffico sia in Val d’Ossola, sia sulle autostrade scorre via agevolmente. A sentire i partecipanti, questa gita “di ambiente” è piaciuta, per fortuna!

Roberto Boselli

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© Foto di Luciano Alemanno

 

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