ARCHIVIO GITE 2019: Uja di Bessanese 3620m
4-15 settembre 2019 – Pian della Mussa
I Monti sono maestri muti e fanno discepoli silenziosi. (Johann Wolfgang von Goethe)
L’Uja di Bessanese con i suoi 3620 metri è stata la nostra maestra muta in uno splendido e soleggiato fine settimana di metà settembre. L’escursione è stata suddivisa in due giornate, la prima delle quali impiegata per salire dai 1850 m del Pian della Mussa ai 2659 m del Rifugio Gastaldi, dove l’intero gruppo ha trovato accoglienza presso il locale invernale, adibito altresì a museo, adiacente il corpo principale del rifugio. Qualche temerario escursionista, non pago (o forse inconsapevole) della fatica che gli sarebbe toccata il giorno successivo prosegue per il Lago della Rossa. Qualcun altro opta per una più saggia e ritemprante birra in quota.
Dopo una polenta ristoratrice (tanta) ed il sonno (poco) partiamo attorno alle 5 del mattino del giorno successivo, frontali in testa, per la nostra meta. Imbocchiamo l’evidente sentiero che inizialmente discende per una quota di circa 100 m per poi risalire appena raggiunta la sponda opposta di un corso d’acqua (attraversabile in più punti tramite ponte o su comode rocce). Iniziata la salita la traccia si fa più vaga fino a scomparire quasi completamente appena passato il bivio per il Lago della Rossa. Complici il buio (ed il sonno) fatichiamo a tratti a trovare il giusto itinerario di ascesa. Imbocchiamo quindi il canale che ci porterà sino al colle d’Arnas, completamente sgombro da neve data la stagione. Fatichiamo a trovare il sentiero che risale il pendio interamente composto da sfasciumi. Il terreno ci costringe ad un’ascesa di precario equilibrio. Solo a metà di questo percorso il sole inizierà a fare capolino dall’orizzonte regalandoci un’aurora mozzafiato.
Giunti al colle d’Arnas (3010 m) iniziamo la discesa del lungo traverso, sempre su roccette e sfasciumi, che ci porterà alla base del Glacier d’Arnas. Le condizioni di questo tratto di discesa sono state considerate in netto peggioramento da coloro i quali, prima d’ora, avevano già affrontato altre volte questa escursione. Il percorso si presenta ripido, franoso ed estremamente scivoloso. Richiede dunque un’attenzione costante. L’estate inoltrata ci consente di attraversare il ghiacciaio nella parte in cui lo stesso lambisce le rocce della conca detritica. In questo tratto i segnali del percorso non sono che ometti di pietra che conducono l’escursionista in falsopiano verso nord, tra pietraie e nevai, sino alla base della parete che bisognerà affrontare per raggiungere la vetta. Per raggiungere la parete rocciosa della Bessanese occorre nuovamente affrontare un ripido pendio su pietraia e sfasciumi che, ad oggi, risulta più stabile se percorso sulla sinistra orografica del vallone (quindi immediatamente sotto la parete che dovrà essere raggiunta). Il pendio di sfasciumi culmina in un canale: numerose sono le possibilità di salita e l’assenza di indicazioni può talvolta portare a scegliere la via meno agevole. Solamente nella fase di discesa scopriremo che il canale centrale (sormontato da un ometto non immediatamente distinguibile) risulterà il più sicuro e più facile da affrontare. Si giunge così ad una cresta dalla quale è possibile ammirare sia il versante francese della montagna dal quale proveniamo (affacciato sul Glacier d’Arnas) sia il versante italiano (con il Ghiacciaio della Bessanese e, in lontananza, il rifugio Gastaldi). Seguendo gli evidenti segni rossi attacchiamo così la parete che porterà alla cima.
Il pendio di sfasciumi culmina in un canale: numerose sono le possibilità di salita e l’assenza di indicazioni può talvolta portare a scegliere la via meno agevole. Solamente nella fase di discesa scopriremo che il canale centrale (sormontato da un ometto non immediatamente distinguibile) risulterà il più sicuro e più facile da affrontare. Si giunge così ad una cresta dalla quale è possibile ammirare sia il versante francese della montagna dal quale proveniamo (affacciato sul Glacier d’Arnas) sia il versante italiano (con il Ghiacciaio della Bessanese e, in lontananza, il rifugio Gastaldi). Seguendo gli evidenti segni rossi attacchiamo così la parete che porterà alla cima.
Inizia qui il tratto tecnicamente più impegnativo del percorso in cui l’arrampicata non supera mai il II grado ma che risulta talvolta aereo e sempre privo di protezioni: superiamo dapprima contrafforti rocciosi e canalini, su roccia non sempre stabile, che conducono verso destra, ad un terrazzo sovrastato dalla parete di vetta superabile con passi di II. Da qui la roccia si presenta più compatta del tratto sottostante ma l’assenza di protezioni, fatta eccezione per una catena utile in fase di discesa per permettere la calata sul tratto tecnicamente più complicato, impone cautela. Gli ultimi risalti ci conducono infine alla vetta (segnale Tonini) ed alla statua della madonna. Giungiamo in cima verso le ore 12, dopo 6 ore di cammino. In presenza di un gruppo numeroso le tempistiche si sono allungate rispetto alle 4.30-5 ore descritte dalle relazioni. La nostra ascesa si ferma qui: ci separa dalla cima Baretti (la sommità più alta della Bessanese) un profondo intaglio che due escursionisti stanno superando in senso inverso dopo aver salito la montagna dallo spigolo Murari.
Non tutto il gruppo è riuscito a raggiungere la vetta. Purtroppo il percorso faticoso e le difficoltà affrontate hanno attardato l’ascesa di qualcuno che saggiamente ha preferito attendere gli altri alla base della parete finale o al termine del Glacier d’Arnas: consapevoli che il rientro, sul medesimo itinerario di salita, avrebbe richiesto altrettanto sforzo. L’escursione, accompagnata da un meteo perfetto e temperature miti, ha visto il coinvolgimento di 20 entusiasti partecipanti su un terreno affatto banale e faticoso anche in considerazione della lunghezza dell’itinerario.
Desideriamo naturalmente ringraziare Roberto Chiosso, gestore del rifugio Gastaldi insieme al suo staff, che ancora una volta ci ha accolti con disponibilità ed estrema cortesia nell’ultimo week end di apertura del rifugio.
Luca Chianale
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