ARCHIVIO GITE 2025: Consonno e lago di Garlate

31 maggio – 1 giugno 2025

Un percorso impegnativo ma non troppo, un dislivello accettabile, previsioni metereologiche sostanzialmente buone. Insomma, un’escursione che si preannunciava senza particolari sussulti o sorprese: invece qualcosa ci aspettava per stupirci
Partiti da Olginate (LC), ci siamo diretti ad una sua frazione, Consonno. Iniziamo a salire lungo la stradina nel bosco e poco dopo il sentiero è nascosto dalla vegetazione, in alcuni casi difficile da rintracciare: un paio di volte sbagliamo. Inoltre alberi abbattuti di recente da vento o temporali ostacolano il cammino; tuttavia non ci scoraggiamo e, chi sopra e chi sotto, oltrepassaiamo questi ostacoli. Giunti alla fine della salita intravediamo tra la vegetazione una costruzione alta e sottile che assomiglia (e lo è proprio) a un minareto. Si tratta dell’avvisaglia di una serie di costruzioni ben più estese realizzate in stile orientaleggiante e ormai in totale rovina che mai avremmo immaginato di trovare in quel luogo.

Consonno fino al 1962 era un borgo di agricoltori ma il signor Mario Bagno conte di Valle dell’Olmo, eccentrico imprenditore milanese (nei documenti notarili si qualificava come “Grande ufficiale conte di Villa dell’Olmo”), nel periodo del miracolo economico italiano con la sua azienda stava costruendo strade e aeroporti su tutto il territorio nazionale ed aveva adocchiato Consonno come il luogo ideale in cui costruire una “città dei balocchi”, principalmente per il fatto che era facilmente raggiungibile da Milano.
L’imprenditore non si ferma davanti a nulla e casa dopo casa il vecchio borgo di Consonno cade: alla fine dei lavori si salveranno solo la Chiesa di San Maurizio con l’attigua casa del cappellano ed il cimitero, posto su un poggio a Nord di Consonno. I consonnesi ricordano ancora oggi i giorni della demolizione. “Le ruspe attaccavano le case con ancora all’interno gli abitanti o gli animali nelle stalle – ricorda Roberto Milani – bisognava scappare fuori in fretta e furia”. Anche la collina adiacente al cimitero viene attaccata dalle ruspe: limita il panorama e il Conte Bagno la fa abbassare con esplosivo e ruspe, in modo che si possano ammirare da Consonno il Resegone e le Prealpi lecchesi. Consonno città dei balocchi nasce senza un progetto ma estemporaneamente: il Conte Bagno fa costruire quanto pensa una mattina ed il giorno dopo fa demolire quanto costruito perché ha cambiato idea.
In pochi anni costruivano la nuova Consonno con ristoranti, un albergo di lusso, balera, diverse costruzioni con richiami alle più variegate culture, un castello medievale come porta di ingresso e il celeberrimo minareto Mario Bagno però volle continuare a costruire nuove attrattive dei più noti sport; calcio, pallacanestro, golf, tennis bocce, pattinaggio, tiro a volo, luna park giardino zoologico. Acquistava quello che sognava compreso un’autodromo
L’elenco dei divertimenti comprendeva una lussuosa balera, chiamata Salone delle feste, con la pista all’aperto dove cantanti famosi si esibivano ogni settimana: Celentano, Mina etc..etc..
Un trenino panoramico permetteva ai visitatori di fare un giro turistico di tutto il borgo. Il percorso durava circa venti minuti e dava la possibilità ai turisti appena arrivati di avere una vista d’insieme delle attrazioni di quella che voleva diventare la “Las Vegas” della Brianza All’entrata di Consono vari cartelloni che accoglievano i visitatori con scritte; A Consonno è sempre festa, Chi vive a Consonno campa di più, Consonno è il paese più piccolo ma è il più bello del mondo etc.etc
Tutte queste opere intaccarono tuttavia l’equilibrio idrogeologico del territorio e nel 1966 le continue piogge favorirono il movimento di masse di fango che l’anno successivo provocò una prima frana che invase proprio la strada tracciata da Mario Bagno. Quest’ultimo riparò molto velocemente i danni e continuò nella sua opera di edificazione anche se il flusso di turisti in visita a Consonno iniziò a registrare un’inversione di tendenza. Nel 1976, quando il posto ormai non richiamava più molte persone, una seconda frana distrusse la medesima via decretando la fine.
Un tentativo di trasformarlo in una casa di riposo non ebbe successo e così le strutture divennero una città fantasma finché, nell’estate del 2007, un rave party al quale parteciparono circa mille persone diede loro il colpo di grazia e ne fece una specie di set di un film dell’orrore con tanto di graffiti giganteschi, vetri rotti, cancellate divelte.
Addio città dei balocchi, non ti dimenticheremo, ma neppure, penso, ti rimpiangeremo troppo.

Per ritrovare un rapporto più sereno con il paesaggio naturale raggiungiamo il nostro albergo in un grazioso paesino, Valbrona (CO), confortevole sotto tutti i punti di vista (buona accoglienza, ottima cena, panorama suggestivo con siepi di rose e altri fiori).

Il giorno dopo intraprendiamo il giro completo del Lago di Garlate, un bacino che si trova a sud del ramo orientale del Lago di Como , dove si trova Lecco, da cui esce il fiume Adda che, dopo qualche chilometro, passa sotto un lungo ponte caratterizzato da nove arcate (le ho contate e spero di aver calcolato giusto), forma appunto il Lago di Garlate il quale termina con un altro ponte provvisto di chiuse. Il percorso pedonale si snoda, in parte piacevolmente lungo le sponde del lago stesso (siamo stati accolti anche da una famiglia di cigni con i loro morbidi piccoli), in parte impone al viandante di seguire alcuni tratti di una statale intensamente trafficata, affiancata da fabbriche e molto calda.
Il tratto finale ci ha riservato comunque l’attraversamento del suggestivo borgo di Pescarenico, un rione di Lecco, un tempo abitato essenzialmente da pescatori (ancora oggi abbiamo visto numerose barche tratte a riva sull’approdo vicino alla piazza). È questo l’unico luogo di Lecco esplicitamente citato dal Manzoni nei Promessi Sposi, sede del convento dei Cappuccini di Fra Cristoforo e di Fra Galdino e da cui Lucia, con Renzo e Agnese, partì in barca per sfuggire alle mire di Don Rodrigo. Attraversiamo un giardino dove infatti ci imbattiamo in un monumento che ritrae i personaggi del romanzo con richiamato, a lato, il famoso passo “Addio monti …”.
Sulla lunghezza della camminata non c’è stata unanimità: chi sosteneva quattordici/quindici chilometri, chi dichiarava una distanza superiore (diciotto/venti). Lascerei quest’ultimo dato nell’incertezza prendendo a prestito un verso del grande Alessandro, buon conoscitore dei luoghi: “Ai posteri l’ardua sentenza!”.

Alberto Buracco e Antonio Capelli
Informazioni storiche tratte da Wikipedia e dal sito Amici di Consonno
Foto di Mariluisa Cravero, Mario Marinai e Maria Teresa Morinello

 

GALLERY

Rimani in contatto

Per qualsiasi esigenza siamo a tua completa disposizione

GEAT sottosezione CAI Torino

P.Iva: 02186310013

CF: 80350820017