ARCHIVIO GITE 2022: L’obelisco di Giulio Cesare

20 marzo 2022

Il calendario GEAT prevedeva per il 20 marzo 2022 una gita con le racchette ai 13 laghi di Prali in alta Val Germanasca. In realtà, a seguito di una escursione esplorativa nella domenica precedente, i due capi gita Antonio Carretta e Paolo Meneghello avevano riscontrato un terreno abbastanza difficoltoso per la progressione con le racchette nell’ultimo tratto della salita e avevano pertanto deciso di ridurre il dislivello da quasi 900 metri a circa 650. Il successivo costante monitoraggio, durante la settimana, delle previsioni atmosferiche, che indicavano una progressiva riduzione della quantità nevosa sul sentiero, hanno determinato l’eliminazione delle racchette e trasformato la gita domenicale in una gita escursionistica, con l’eventuale utilizzo di ramponcini per i passaggi più insidiosi.

In ogni caso alle 7 della domenica siamo in dodici al raduno in piazza Pitagora, enorme parcheggio a cielo aperto dove è stato difficoltoso trovare un buco, e udite, udite, i giovani sono in maggioranza. Maria Teresa provvede a fare redigere le autocertificazioni agli effetti COVID, Antonio verifica i green pass e nel contempo si provvede a formare gli equipaggi delle auto.

Si parte con destinazione Pinerolo e oltre. Dopo la pausa di rito caffè/brioche in un bar di Abbadia Alpina, si prosegue verso le montagne e in breve, lasciata sulla destra la statale per il Sestriere, entriamo in Val Germanasca. Il cielo è coperto, ma sotto le nuvole si intravede un po’ di sole: per il momento comunque domina il grigio che si ben si intona alla valle stretta e disabitata. Dopo un po’ di chilometri attraversiamo finalmente dei paesi: dapprima Pomaretto, centro valdese, e successivamente Perrero. Ancora pochi minuti e raggiungiamo le borgate che formano il Comune di Prali: Ghigo e da ultimo Giordano, dove parcheggiamo le auto e ci prepariamo per la gita.

Sono quasi le 9,30 quando attraversiamo un ponte sul torrente Germanasca e cominciamo a percorrere una strada che risale il vallone terminale della vallata. La pendenza è morbida con ampi tornanti su pascoli aperti, ma subito comprendiamo che ogni passo va ben dosato; infatti un sottile strato di neve ancora ghiacciata ricopre il percorso a tratti e dunque si può scivolare al minimo errore. Qualcuno accenna di inserire i ramponcini, ma per il momento si soprassiede, ad eccezione di Luca che non vuole rischiare e si tutela.

Dopo più di mezz’ora arriviamo a un bivio: a sinistra si va verso l’agriturismo Miandette che ci ristorerà a fine gita, ma noi ora dobbiamo andare a destra e risalire il vallone in direzione sud.ovest. Guardiamo compiaciuti il dislivello sotto di noi e ripartiamo. Dopo un poco la strada si restringe in un sentiero via via più ripido, ma per fortuna siamo entrati in un lariceto e il terreno è pieno di rametti che il vento ha tolto alle piante, formando unitamente alla neve una sorta di tappeto che consente comunque di procedere agevolmente. Oltre ai rametti ci sono però anche rami più grossi spezzati e questi possono costituire un ostacolo di inciampo. La difficoltà maggiore rimane in ogni caso la salita che va presa con calma e regolarità; dietro Antonio i giovani procedono raggruppati senza problemi, noi cerchiamo di resistere. Quale terzo capo gita io sto in coda e marco stretto Luca che viene su tranquillo e registra sul cellulare i passaggi e le sensazioni durante il percorso. Ogni tanto ci si ferma a rifiatare e a scattare qualche foto di gruppo per documentazione; verso le 10,30 ha cominciato a nevischiare, dapprima piccoli fiocchetti, poi gradatamente di maggiore consistenza.

Superiamo uno stretto ponticello su una bealera attualmente asciutta e continuiamo a prendere quota. In lontananza più in alto si scorgono delle costruzioni diroccate. Dovrebbe trattarsi dell’Alpe Tuninetti sede di costruzioni militari da tempo abbandonate. A un certo punto del percorso troviamo “scolpita” nella neve anche la scritta GEAT: l’amico Rapetta, che è stato qui il giorno precedente, ha voluto autografare il suo passaggio.

Un po’ dopo le 11 Antonio Carretta, rilevato che abbiamo già raggiunto i 600 metri di dislivello, stabilisce di andare ancora avanti per non più di mezz’ora. In effetti alle 11,45 raggiungiamo una grossa pietra a forma di parallelepipedo conficcata nel terreno, simile ai limiti che apponevano i Romani per marcare il territorio. Qualche bello spirito tra di noi parla di obelisco, qualcun altro cita un improbabile passaggio di Giulio Cesare; sta di fatto che, altimetri alla mano, abbiamo fatto più di 800 metri sempre del famigerato dislivello, da pochi minuti il sentiero si è ricoperto totalmente di neve e negli ultimi passi si sprofondava anche un minimo. Possiamo serenamente fermarci qui, abbiamo superato l’obiettivo prefissato, è tempo di complimentarci tra noi, immortalare la cima odierna, mangiare una barretta e cominciare la discesa da affrontare con calma.

La neve sottostante comunque tiene bene se si preme sui talloni, mentre più in basso, dove lo strato nevoso è molto sottile è fondamentale passare nei tratti dove il terreno in vista o i già citati rametti di abete rendono i passi meno a rischio. Ha anche smesso di nevischiare, anzi verso le 13 il sole si è fatto largo tra le nubi e adesso domina incontrastato; si scorgono le cime innevate tra cui domina la gran Guglia.

Alle 14 all’Agriturismo Miandette troviamo gli amici Franco e Rosalba Savoré, colonne storiche della Geat, che non hanno voluto mancare a questo appuntamento. Ai tavoli siamo immancabilmente divisi tra giovani e diversamente giovani in un’atmosfera di gaia soddisfazione. Tra una portata e l’altra di gnocchi o polenta, secondo i gusti, si scattano ancora foto ricordo della giornata: in proposito da notare un bel primo piano di Morena ai bicchierini dei digestivi alle erbe.

Finito il pasto, ci rimettiamo in marcia per fare l’ultimo balzo in discesa e raggiungere le auto. Verso le 17 a Giordano è tempo di salutarci e lasciarci liberi. Per noi veterani nel saluto ai giovani è nascosta una speranza: che il gruppo di oggi possa costituire anche il nocciolo per future aggregazioni. Si dice che una rondine non fa primavera, ma domani la primavera comincia sul serio. Che sia un buon auspicio.

Roberto BOSELLI

 

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