ARCHIVIO GITE 2022: Monte Cistella 2880 m

17-18 settembre 2022

Mala tempora currunt evidentemente, perché, se una due giorni in Val d’Ossola per la salita al Monte Cistella, più volte tentato dalla GEAT e tuttora imbattuto, con l’aggiunta di una puntuale informativa a tutto il mondo CAI, non riesce a raccogliere che pochissimi adepti, beh, il segnale non è dei migliori. Tant’è e così al mattino di sabato 17 settembre, al solito raduno di partenza al Maffei di corso Regina siamo in quattro: la massima Paolo Meneghello, la gentile signora Sonia, un giovane e valido hidalgo spagnolo di nome Asier e il sottoscritto Roberto.
Non tutti i mali comunque vengono per nuocere e il numero ridotto ha anche i suoi lati positivi, quali la rapidità delle decisioni in corso d’opera o la necessità di una sola autovettura.
Alle 9,30 si parte per il Piemonte Nord; dopo un tratto sulla Torino-Milano si svolta sulla autostrada per Gravellona e, dopo la sosta caffè all’autogrill di Borgomanero e una successiva pausa bancomat nel centro di Domodossola, arriviamo a San Domenico di Varzo, località di partenza per la tappa del primo giorno, vale a dire il trasferimento al Rifugio Crosta dove trascorreremo la notte.

Poco prima delle 13 ci mettiamo in cammino: c’è un vento a folate abbastanza freddino dopo il caldo degli scorsi giorni. Ci infiliamo nel “bosco delle fate” un lariceto dapprima molto folto e successivamente un po’ più rado che, con una serie di tornanti su una strada dapprima asfaltata e poi sterrata, conduce alla frazione Dorcia, un piccolo borgo dove moderni chalet si alternano a vecchie case di montagna con i caratteristici coppi denominati “beole”, molto diffusi nell’Ossola. Da qui lo sterrato assume un andamento meno marcato tra sali e scendi che a mezza costa, come una balconata sulla Valle Divedro in un’alternanza di radure e pinete, ci conduce verso le 16 al Rifugio Crosta. Il dislivello di oggi è stato di circa 450 metri, una utile sgambatina.
Al rifugio, ormai vecchia conoscenza dopo gli infruttuosi tentativi degli anni passati, ci accoglie la signora Marina, ci sistemiamo, sbrighiamo le formalità amministrative, ci rilassiamo per qualche tempo e alle 19 scendiamo puntuali a cena. Questa scorre via piacevole con un robusto menù da rifugi, abbondanti libagioni di barbera bric e una cordiale conversazione con altri commensali tra i quali in particolare un nipote del Crosta che da il nome al rifugio; lo scambio di battute sulle reciproche passate performances alpinistiche tra questo personaggio e il nostro Paulin, è abbastanza esilarante
Poco dopo le 21,30, dopo avere tirato quanto più possibile in lungo il dopocena, siamo in branda per la lunga notte che nei rifugi solitamente non si presta a favolose dormite; così sarà in questa occasione.

Domenica mattina sveglia alle 7, colazione e preparativi per la partenza; è’ una splendida giornata, il vento di ieri è cessato e non fa neppure particolarmente freddo: dovrebbe essere la volta buona. Poco dopo le 8 si lascia il rifugio e si comincia a percorrere il Vallone del Solcio dapprima tra radi pini, successivamente per pascoli e colate detritiche; la pendenza inizialmente leggera si fa via via più decisa sino a quando dopo circa 2 ore e mezza arriviamo alla Bocchetta di Solcio, un colle a quota 2600 m dove ritroviamo il vento. Abbiamo coperto la maggior parte del dislivello di giornata e fornito un discreto rodaggio a fiato e gambe; la sosta è breve, da classica barretta e bevuta di acqua.
Si risale sulla destra, sempre sullo stesso terreno, ma dopo un po’ troviamo una fascia rocciosa che aggiriamo e giungiamo in vista del Bivacco Leoni posizionato sul Piano del Cistella Alto: siamo a 2800, mancano solo 80 metri di dislivello. Dalla destra del bivacco si risale per un sentiero che dopo pochi passi viene sostituito da roccette; poco sotto la punta è stata posizionata una catena che consente di compiere più agevolmente l’ultimo salto. Ce l’abbiamo fatta finalmente a conquistare lo scontroso Cistella, è quasi mezzogiorno e siamo sotto la croce di vetta. Una gentile signorina fotografa i quattro conquistadores, compiliamo l’immancabile libro dei visitatori e ci godiamo il panorama a 360 gradi che è davvero splendido e gratificato da una splendida giornata di sole. Non conosco nel dettaglio le punte della Lepontine dove ci troviamo adesso, riconosco il Monte Leone di bell’aspetto e in secondo piano alcune punte ghiacciate del Monte Rosa; su una di questo si distingue un punto scuro che dovrebbe essere la Capanna Regina Margherita. Su un lato opposto verso la Svizzera colgo in lontananza, decisamente più in basso, il grande lago artificiale di Devero e più oltre un altro laghetto sormontato da una sella che dovrebbe essere la Bocchetta d’Arbola. Il tutto comunque bellissimo.
Mentre la cima del Cistella continua poco per volta a popolarsi di escursionisti, cominciamo la discesa ponendo la massima attenzione nella parte immediatamente sottostante la punta, da affrontare con cautela. Ritornati al Bivacco Leoni ci fermiamo per il meritato spuntino e ci godiamo anche qui il panorama circostante: il panettone roccioso appena disceso e il Piano Alto attorno a noi, una pietraia pianeggiante costituita da una serie infinita di massi fitti che non per nulla sono denominati l’altipiano lunare. Ci rendiamo altresì conto che in caso di nebbia questo sito può diventare una trappola da cui è disagevole uscire.
Quest’oggi per fortuna la visibilità è ottima e il percorso è ben segnalato con le classiche tacche di vernice bianco/rossa. Verso le 13 ripartiamo in direzione opposta a quella del mattino, per compiere un giro ad anello e ritornare a San Domenico attraverso il colle e gli impianti del Ciamporino. Il sentiero si svolge su una parte iniziale in leggera salita per raggiungere una bastionata sotto il Monte Diei e successivamente discende per una interminabile pietraia abbastanza difficoltosa e con pendenza accentuata, che ci accompagna per oltre un’ora; in questo delicato passaggio ci siamo sorpresi a rallegrarci di essere in numero ridotto; una maggiore partecipazione di geatini avrebbe allungato notevolmente i tempi di percorrenza.
Terminata questa parte, siamo al Colle di Ciamporino dove partono le piste sciistiche, la pendenza si ammorbidisce e il sentiero si trasforma in un classico sterrato, percorso il quale arriviamo alla seggiovia dell’Alpe Ciamporino Alta. Qui si pone il dubbio amletico se proseguire ancora a piedi sino a San Domenico con un ulteriore tempo previsto di 1 ora e mezzo o utilizzare il mezzo meccanico. Paolo si dichiara già soddisfatto della giornata e vota per la seggiovia, Sonia ed io, dopo riflessione, ci accodiamo, mentre il giovane Asier, che ha morso il freno per tutta la giornata, decide di scendere a piedi dandoci appuntamento al parcheggio: chi arriverà prima aspetterà.
Saliamo sulla seggiovia godendoci il meritato riposo e, scendendo nei tre tronconi ammiriamo il panorama sulla vallata con le belle pinete, il paese e sullo sfondo i tornanti che salgno alla splendida Alpe Veglia. Quando arriviamo a San Domenico Asier ci viene incontro: è arrivato prima di noi a piedi: grande classe.
Ancora il tempo per una birretta e verso le 16,30 ci avviamo per il ritorno che dall’Ossola a Torino è sempre lunghetto; nonostante gli incolonnamenti della domenica prima delle 19 siamo al Maffei.
È stata una bella due giorni accompagnata da un tempo favorevole e abbiamo sfatato una sorta di “maledizione” (si fa per dire).

Roberto Boselli

 

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