ARCHIVIO GITE 2022: Sardegna centro-orientale

11-18 giugno 2022

SABATO 11 GIUGNO 2022
Completate le operazioni di parcheggio in prossimità dell’aeroporto, ci troviamo in venti all’ingresso dello scalo torinese.
Non appena il check-in di VOLOTEA apre le operazioni, con tutta calma provvediamo, sotto la regia di Marialuisa, ad imbarcare i bagagli e a ritirare la carta d’imbarco, su un lato della quale compare una promettente immagine della Sardegna.
Alle 9,20 decolliamo, puntando la prua dell’Airbus 320 verso sud. Neanche il tempo di renderci conto di essere in quota che si inizia dolcemente a calare sull’aeroporto di Olbia: sono bastati 50 minuti di volo. Apprezzato da tutti i partecipanti il sistema adottato dalla compagnia per lasciare ordinatamente il proprio posto a sedere: il personale annuncia quali sono le file che devono muoversi, mentre le altre attendono il loro turno.
Ci sorprende favorevolmente la struttura aeroportuale, accogliente, funzionale e non da ultima molto luminosa. All’esterno troviamo ad attenderci il pulmino della Naturaliter. Imboccata la superstrada, seguiamo grossomodo la costa sino a Posada, per poi puntare a Sud-Ovest verso Nuoro, dove giungiamo alle 12 circa. L’albergo è disponibile solo a partire dalle 15, per cui il gruppo è libero di esplorare la città come meglio crede. Molti visitano il museo/casa natale di Grazia Deledda, gloria letteraria locale e non solo, visto che nel 1927 le fu conferito il premio Nobel per la letteratura. Altro museo, da non perdere, è quello etnografico della Sardegna, organizzato per sale tematiche: la pastorizia, l’agricoltura, la caccia, ecc..
Colpisce la teca dedicata ai pani tradizionali e da cerimonia: ben 350.

DOMENICA 12 GIUGNO 2022 – MONTE NOVO S. GIOVANNI
Dopo 50 minuti di pullman raggiungiamo la bella caserma forestale di Montes (990 m) in un contesto panoramico unico, caratterizzato dalla presenza di lecci e sugheri secolari, oltre che di mucche, asini e cavalli, che pascolano liberamente allo stato brado.
Prima di intraprendere la comoda sterrata, la nostra guida Giuseppina ci fornisce alcune utili nozioni di ecologia , morfologia e storia, cosa che continuerà a fare lungo tutto il percorso.
Usciti dal bosco di lecci che ci ha finora accompagnati, il panorama si apre verso i monti dell’Ogliastra. Alcuni simpatici asinelli ci osservano incuriositi dalla scarpata che costeggia la strada.
Siamo ora sul sentiero che conduce al Monte Fumai, senza però salirvi e puntando decisamente verso la nostra meta, che raggiungiamo per erto sentiero sino a toccare i 1318 m dalla cima, avendo percorso circa 10 km e un dislivello di 600m. Una capanna in legno ci accoglie, mentre la fatica viene ripagata dalla bella vista delle montagne che ci circondano: dal Gennargentu al Supramonte ed altre punte che Giuseppina ci illustra cartina alla mano.
A metà escursione Marialuisa “a sorpresa” dice: auguri Renzo, “Buon Compleanno”! il resto dei partecipanti si aggrega agli auguri cantando la canzone di merito: chi stonato chi intonato è stato bellissimo…!
Dopo aver immortalato il gruppo ci apprestiamo a scendere seguendo l’itinerario di salita, facendo sosta alla “Fontana Bona”, con il suo getto d’acqua incredibilmente copioso. Raggiunti i pulmini, con un tragitto non troppo lungo, raggiungiamo Orgosolo, dove abbiamo la possibilità di ammirare i numerosi artistici murales che caratterizzano questa cittadina.
Alcuni baldi cavalieri locali si esibiscono nel salire e scendere una scalinata: poveri cavalli! Nel piccolo interessante museo del baco da seta è possibile osservare sia i bachi che i bozzoli, simili a delle piccole uova. Tutto ciò a testimoniare che questo tipo di coltura si svolgevano anche in questi luoghi.
Al ristorante la cena è stata a base di “porceddu” arrosto accompagnato da verdure crude: ottime le carote, di un gusto ormai dimenticato.

LUNEDI’ 13 GIUGNO 2022 – SALITA AL MONTE ORTOBENE (955 m)
A colazione festeggiamo l’onomastico di S. Antonio di Padova ai partecipanti: Antonia ed Antonio!
Oggi partiamo a piedi dall’albergo e attraversando Nuoro arriviamo alla Madonna della Solitudine, simpatica semplice chiesetta posta ai piedi del monte. Qui, in un sarcofago nero, trovano riposo le spoglie della scrittrice Grazia Deledda.
Nei pressi della chiesa parte il sentiero n. 101. Oggi ci accompagna Stefania ed un gruppo di studenti del Corso Guide Ambientalistiche.
La traccia si snoda in un ombroso bosco di lecci ed altre essenze che Stefania non trascura di farci notare.
A circa 30 minuti dalla meta incontriamo il sito Su Pedra, caratterizzato da una serie di massi granitici scolpiti dal vento e dalle forme assai bizzarre. A lungo sostiamo in vista dalla sottostante conca di Nuoro.
Ripreso il cammino raggiungiamo la vetta dell’Ortobene, dove campeggia l’opera dello scultore Vincenzo Jerace, rappresentante il Redentore e qui posta nel 1901 per celebrare l’Anno Santo (1900), su iniziativa di Papa Leone XIII. Dal parapetto vista panoramica sulla città, che da qui appare come posta su una piatta superficie, cosa che in realtà non è.
E’ ora di mettere qualcosa sotto i denti, per cui ci raduniamo attorno ad una rustica tavola di pietra su cui si trovano saporite vivande, secondo la tradizione di Naturaliter. Nel vicino chiosco gustiamo una buona crema di caffè, non prima di esserci fermati ad osservare la statua della Deledda, posta qui per ricordare che questa montagna le era particolarmente cara.
E’ tempo di rientrare, percorrendo la stessa traccia seguita nel salire, avendo percorso circa 9km ed un dislivello di 400m.
La sera, al ristorante, ottimi l’orata e il branzino.

MARTEDI’ 14 GIUGNO 2022 – MONTE CORRASI (1464 m)
Sulla strada per Oliena, alla nostra destra, in alto ed in posizione isolata, sorge, illuminato dal sole, il convento delle Carmelitane scalze.
Raggiunta la cittadina, imbocchiamo la strada di montagna che conduce al posteggio di Monte Maccione. E’ da qui che inizia l’escursione odierna, sul sentiero CAI 401, che si inerpica in una ombreggiata foresta di lecci dalle dimensioni ragguardevoli, transitando alla base di alcune falesie su cui sono state aperte numerose vie di roccia. Giunti così, in località Tuones, alla capanna del pastore, Gabriele la nostra guida, ci illustra l’attività pastorale, mentre alcune pecore e capre ci osservano poco lontano.
In un ovile è presente una interessante macchina chiamata “cattura”, utilizzata per facilitare la mungitura delle pecore da parte dei pastori.
Da questo bel sito ha origine una larga strada sterrata che sale a tornanti, sino in località Pradu. La sua costruzione fu finanziata dal produttore Dino De Laurentis negli anni ’50, per girare la scena del sacrificio di Isacco del famoso kolossal “La Bibbia”.
Raggiunta Pradu, si apre davanti a noi un vasto altopiano carsico, la cui natura calcarea ricorda certe lande dolomitiche. Per evidente traccia, percorriamo un primo e secondo vallone, sotto un sole cocente, non senza aver fatto una breve sosta al sito dove era stato eretto il famoso altare.
Un ultimo canalino roccioso ci consente di giungere in punta, seguiti poco dopo da una comitiva di escursionisti tedeschi, la cui guida parla un ottimo italiano.
Aspro e lunare è il panorama che si stende davanti a noi. Il largo orizzonte ci viene illustrato da Gabriele che dimostra di conoscere assai bene questi luoghi.
Riguadagnata la discesa, ci fermiamo alla capanna di Tuones, poi rientriamo a Maccione seguendo la variante su strada, concludendo la giornata con una fresca birra.

MERCOLEDI’ 15 GIUGNO 2022 – VILLAGGIO NURAGICO DI TISCALI
Con circa 40 minuti di pullman ci trasferiamo nella valle di Lanaitho, raggiungendo il centro di informazione di Sa Ohe su una sterrata che presenta qualche difficoltà per il fondo irregolare. Siamo nel comune di Oliena. Lasciata Sa Ohe iniziamo il nostro cammino seguendo l’asse principale della valle leggermente in salita.
Abbandonata ad un certo punto la strada, prendiamo per un sentiero che conduce ad una “BARRACA”: un tipico ricovero per i pastori, con annesso ovile, a ridosso di una parete aggettante.
Proseguendo sul sentiero, giungiamo nuovamente sulla strada principale che seguiamo sino al posteggio dei fuori-strada.
Da qui ha inizio un percorso piuttosto articolato e faticoso verso il monte Tiscali. Suggestivo l’ultimo tratto della cengia e lo stretto passaggio della gola Sa Curtigia, oltre la quale, su aereo sentiero, si giunge all’ingresso della Dolina.
Un breve tratto attrezzato ci consente di calarci nel sito quanto mai grandioso: Gabriele ci raduna per illustrarci le caratteristiche della Dolina e la storia del villaggio nuragico i cui ruderi giacciono davanti a noi.
Successivamente percorriamo l’interno della Dolina, una caverna vagamente circolare, con un diametro di 150m, consumando il pranzo in prossimità della casetta del custode, la cui presenza ci sorprende non poco. Un altro particolare che non si può mancare di notare è il microclima che vi regna con una temperatura decisamente gradevole rispetto a quella esterna e dove non manca il verde di alcune piante.
Salutato il custode, per rientrare percorriamo il sentiero 409, molto ripido e sassoso, fino a giungere al greto di un torrente il cui alveo è totalmente asciutto. Seguito il sentiero, che corre quasi parallelamente al torrente, ci troviamo, concludendo l’anello, sulla strada principale della valle di Lanaitho e da qui, non proprio in breve, ci portiamo alla base di partenza.
Dopo aver sostato alquanto presso il Centro Informativo, percorriamo a ritroso col pullman, la lunga valle, che non manca certo di alcuni bei scorci panoramici.
Oggi è il giorno previsto per il cambio dell’albergo, per cui il nostro autista ci porta direttamente a Dorgali presso l’albergo Ghivine, tipico e confortevole.
La sera presso il vicino ristorante, tutti gustano particolarmente le patate fritte cotte al vapore con la loro buccia poiché abbiamo scoperto che sono patate “novelle”!

GIOVEDI’ 16 GIUGNO 2022– CALA LUNA E LA GROTTA DEL BUE MARINO
Lasciata Dorgali ci portiamo col pullman a Cala Gonone dove alcuni di noi decidono di raggiungere Cala Luna con il battello. Il restante gruppo inizia l’escursione poco prima di Cala Fuili, percorrendo un sentiero in saliscendi dal fondo pietroso, tra la macchia, dove ogni tanto il mare ci fa l’occhiolino sulla nostra sinistra.
Dopo un paio d’ore di cammino intravediamo la spiaggia dorata cui siamo diretti e con qualche difficoltà per la presenza di un tratto attrezzato, sbuchiamo finalmente sul greto sabbioso del fiume Ilune, dove prosperano giganteschi Oleandri rosa e qualche ginestra fiorita e dove è presente una mucca col suo vitellino.
La spiaggia si trova a pochi passi e alcuni di noi ne approfittano per un bagno rinfrescante. Un notevole traffico di natanti, giustifica il numero delle persone presenti su questo tratto di spiaggia, visto che il luogo non è raggiungibile da una strada.
Radunata la squadra, verso le 15 ci imbarchiamo sul battello che ci porta all’ingresso della grotta del Bue Marino, che visitiamo accompagnati da una guida locale.
La grotta consiste nella successione di quattro amplissime sale, in cui si possono ammirare stalattiti, stalagmiti, specchi, veli, candelabri, canne d’organo, colonne, tipiche formazioni di questi fantastici luoghi.
Di grande suggestione il riflesso della volta sugli specchi d’acqua del fiume carsico che nasce a 70km da qui e cui il sistema è ancora in corso di esplorazione da parte degli speleologi. Della foca monaca, detta appunto bue marino dai sardi, un tempo presente nel golfo di Orosei, non c’è più traccia, troppo forte la pressione esercitata dall’uomo in questo mare. Si stima che in tutto il Mediterraneo il loro numero sia ridotto a qualche centinaia di capi.
Ceduto il passo ad un altro gruppo di visitatori, riprendiamo il battello rientrando a Cala Gommone (Gonone) così chiamata per il gran numero di queste imbarcazioni che vi sono ormeggiate.
Dai tornanti della strada, diretti a Dorgali, godiamo ancora una volta l’ampio panorama del golfo di Orosei.

VENERDI’ 17 GIUGNO 2022– LE GOLE DI GORROPU
Da Dorgali prendiamo la bella strada di montagna che conduce al passo di Genna Silana, assai panoramica per le vedute, che regala sulla bella, verde vallata sottostante.
Il gruppo si è diviso in due: il primo raggiungerà le gole partendo dal passo, il secondo invece le raggiungerà percorrendo la strada di fondo valle, quindi meno lunga. Con Gabriele in testa lasciamo la casa cantoniera e prendiamo a scendere su comodo sentiero, fiancheggiato da lecci, alcuni monumentali.
Circa a metà dei 700m che dobbiamo percorrere in discesa, ci fermiamo in prossimità di alcune tipiche capanne dei pastori, costruite con arte e maestria. Su una base circolare in pietra si alza un cono costituito da robusti rami di legno di ginepro incastrati fra loro, mentre alla sommità si trova un cappello quadrangolare alto 50cm, sempre costituito da rami intrecciati, attraverso i quali si disperde il fumo.
Prima di giungere sul sassoso greto del fiume, possiamo ammirare un alto campanile di roccia calcarea, a ricordare i simili campanili dolomitici.
Giunti all’ingresso delle gole lo spettacolo che si presenta ai nostri occhi è grandioso e dopo aver zigzagato tra i grossi massi che precedono la biglietteria, siamo pronti ad ascoltare Gabriele che ben ci illustra la natura del sito. Il percorso è segnalato con i colori: verde, giallo, rosso a significare, non tanto la difficoltà, quanto l’attenzione da porre.
Il canyon ha un andamento sinuoso costituito da alte pareti di roccia strapiombante e su cui continuano ad esercitarsi alpinisti di un certo livello. Sul fondo ghiaioso l’acqua è presente, ma solo in pozze, mentre all’imbocco della gola riaffiora copiosa, a formare piccoli laghetti e cascatelle.
Giunti al termine del tratto verde, rientriamo, cercando di catturare un minimo di ombra che ci protegga dal sole cocente, mentre facciamo colazione.
E’ora di rientrare e superata una prima scarpata sassosa, prendiamo la strada che ci condurrà al ponte S’Abba Arve. Il percorso è abbastanza pianeggiante ma la calura fuori norma che incombe su di noi lo rende comunque faticoso, per cui alcuni di noi riducono il tragitto scegliendo di utilizzare la jeep.
Giunti al ponte, preso il pulmino, rientriamo in albergo non prima di aver sostato presso un produttore di formaggi per gli acquisti del caso.
Concludiamo la nostra bella ed allegra settimana escursionistica con una cenetta a base di pesce e con i dolcetti sardi e spumante offerti da Vanda per festeggiare il suo compleanno.

SABATO 18 GIUGNO 2022
La nostra vacanza volge al termine e lungo la strada che conduce all’aeroporto di Olbia, con una piccola deviazione, ci portiamo alle grotte di Ispinigoli dove scendiamo in una grande sala carsica che vanta una colonna di ben 38m di altezza. Con le debite proporzioni a qualcuno ricorda la Grotta Gigante nel Carso triestino.
La sala principale, con un diametro con circa di 80m, presenta un’altra particolarità: l’Abisso delle Vergini, un inghiottitoio profondo 60m, che mette in collegamento due grotte a profondità differente, mentre l’intero sistema è stato esplorato per ben 17km.
Ad Ispinigoli morì lo speleologo piemontese Eraldo Saracco, cui è dedicato il rifugio omonimo nella Conca delle Carsene nel gruppo del Marguareis.
Un’altra sosta la facciamo alla sorgente di su Gologone, una copiosa risorgiva che riemerge dalle cavità sotterranee dopo aver percorso molti chilometri. Molto suggestivo il laghetto e la vegetazione che lo circonda.
All’aeroporto di Olbia giungiamo verso le 13, avendo tutto il tempo di pranzare, riposare e percorrere in lungo ed in largo la vasta sala con le sue tentacolari attrazioni.
L’Airbus 320 si stacca dalla pista alle 19 e 25, ed in meno di un’ora siamo sotto la grigia cappa di calore dell’Aeroporto di Caselle: la brillante luce del golfo di Orosei è ormai lontana.
Terminate le operazioni di sbarco siamo ai saluti finali, con un particolare sentito ringraziamento a Marialuisa per l’organizzazione del trek e la paziente gestione del gruppo.
Ora non ci resta che attendere il prossimo.
Un caloroso arrivederci a tutti.

Il comitato relatore composto da Renzo Panciera e le collaboratrici: Rosanna Balbo, Graziella Ballaben e Maria Teresa Morinello
Foto di Antonio Carretta e Maria Teresa Morinello

 

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